Alcune vie e piazze della Foce attraverso gli anni

Il rumore del Ghiaccio

In via Maddaloni, vico Pareto, Via Rivale e via Barabino c’è un rumore insopportabile causato dalle macchine della fabbrica di ghiaccio sita in mezzo a queste vie della Foce. Una delegazione degli abitanti si presentò a meta luglio del 1907 al giornale “Il Lavoro” per denunciare il fatto. Cosa ancora più pesante ora che il caldo richiederebbe di tenere aperte le finestre. Oltre a questa fabbrica – che fra l’altro incomincia a produrre dalle sei del mattino fino alle 22 – si aggiunge una officina meccanica, che oltre al rumore, rilascia nell’aria anche la polvere del carbone dei suoi forni.

Un certo signor Parodi due anni dopo, sempre sul “Il Lavoro”, segnala lo stesso inconveniente, aggiungendo anche la paura per il tremolio che produce al palazzo nei cui fondi è appunto situata la fabbrica di ghiaccio. Non passa un anno che un altro assiduo scrive al giornale, ringraziando perché dopo l’ultimo articolo almeno alla sera calò il silenzio. Una tranquillità durata poco perché “è incominciato il lavoro di notte” – aggiunge desolato.  Ma il municipio perché non interviene una volta per tutte a risolvere la questione della fabbrica al nove di via Maddaloni? Forse – ipotizza l’assiduo – perché è condotta dal fratello dell’Assessore Parodi?

Teppisti, lavatoi e animali

Davanti alla gelateria che si trova nell’angolo fra corso Torino e vico Lorenzo Pareto ci sono dei teppisti molesti che disturbano gli avventori. Sarebbe desiderabile una maggiore vigilanza delle guardie in quelle località è la richiesta di un lettore del Il Lavoro nell’agosto del 1911.

Dalla stampa locale del settembre 1912 veniamo a conoscenza delle lamentele di alcuni abitanti di piazza Cipro. Si tratta del lavatoio sito nella piazza, il  tetto è un immondezzaio tanto che quando piove l’acqua non riesce a scendere e gli insetti ne fanno da padroni. Per non parlare del puzzo a causa di alcuni maleducati che orinano li attorno. Questa richiesta fu fatta al giornale dopo che le autorità del tempo, già avvisate, non erano ancora intervenute per risolvere il problema.

Novembre 1914 – Furto di una dozzina di galline dal giardino dell’Osteria in via Lorenzo Pareto, 26.

Maggio 1915, siamo in guerra e alcuni veicoli a trazione animale e quadrupedi vennero requisiti per esigenze belliche. L’adunata di questi mezzi e animali avvenne in diversi posti della Foce, suddivisi secondo i cognomi dei proprietari: dietro all’Esposizione, in via Francesco Ferruccio presso il ponte Bezzecca e in piazza Cipro.

l’alimentazione

Gennaio 1916 –Volete il “pane genovese”? Potete trovarlo confezionato con farina fornita dal Municipio, con il peso di una libbra e al costo di 56 centesimi al chilo presso i seguenti prestinai della zona Foce: corso Buenos Aires al 68r, 54r e al 26r, via Pisacane 62, via C. Barabino 8r, piazza del Popolo 18r, via Tolemaide 7,  Corso Torino 76r e 64r, via Rivale 92 e 94r, ecc.

Nel 1917 sequestrati vari sacchi di patate che un contadino di Montoggio teneva in una stalla di via Pareto e vendeva a cinquanta lire al quintale.

Rivoltellate in piazza Cipro

Le tre giorni giornate di sciopero generale, questo è il titolo di un articolo dell’agosto del 1922 del “Il Lavoro”. Camice nere, rosse e verdi padrone assolute del centro della città. Una squadra di fascisti si recò nei pressi della sede dell’Organizzazione dei Ferrovieri in piazza Cipro allaFoce bastonando un diciottenne, perché lo scambiarono per una guardia rossa. La folla presente urlò, qualcuno lanciò dei sassi vero i bastonatori che risposero con varie rivoltellate che ferirono Mario Castello abitante in via Rivale, mentre si stava recando con la fidanzata verso ponte Bezzecca.

Incendi

1919, un luglio infuocato – All’inizio di via Rivale nello stabile (zona Maddaloni) dove una volta c’era l’ex filanda, sostituita in seguito dalla fabbrica di ghiaccio (ve la ricordate nel 1910?), nel 1919 il Commissariato militare collocò un deposito di avena e foraggi. Nella notte del tre luglio un incendio rovinò lo stabile facendone crollare il tetto, le fiamme crepitavano ancora il giorno dopo.

1925 – Vicino allo stabilimento della SAGGIA (fabbrica del ghiaccio) scoppiò un incendio verso la mezzanotte del 26 gennaio. Tutto iniziò tra via Carlo Barabino e vico Pareto, in alcune stalle dove si trovavano custoditi cavalli, carrozze insieme a numerose balle di fieno e di paglia. I tre cavalli furono salvati, ma l’incendio ebbe sopravento dei piccoli edifici. Si trattava di quattro casupole che in origine affittate ad ortolani in seguito furono adibite a stalle da alcuni vetturini e carrettieri. Danni ingenti, oltre le 60.000 lire!

Rumore, sporcizia, polvere e polvere

Nella rubrica “La parole è al pubblico” di agosto 1922, molti abitanti di via Lorenzo Pareto si lamentano per diverse situazioni . I loro timpani sono rotti a causa di vari rumori: dalle sei del mattino la via è allietata dalle voci canore delle pescivendole, dai suonatori ambulanti di organetti, dai strimpellatori e dai cantori da strapazzo. Poi ci sono frotte di ragazzi che giuocano al foot-ball e di sera cadute di bolidi con immondizie di ogni genere. Nel silenzio della notte invece si possono sentire i fischietti dei nottambuli che chiamano le sirene. Infine questi residenti completano le loro lamentele con la richiesta di una spalmatura di catrame in questa via rimasta esclusa diversamente dalle altre della zona piana del Bisagno.

Un bombardamento aereo in via Lorenzo Pareto nel giugno del 1923 è quello che segnala un assiduo della zona della Foce. Si tratta di pacchi di spazzatura che volano dopo le 21 dalle finestre di questa via.

Giugno 1929 la polvere invade la zona di Ponte Pila, in via Ferruccio, come in corso Buenos Aires entra nei negozi e nelle case a causa dalle migliaia di carri e camions che attraverso il Ponte Pila per i lavori di copertura del Bisagno. Si chiede a gran voce l’annaffiamento delle strade!

Lavori per la copertura del Bisagno, in primo piano il ponte Bezzecca (Il Lavoro, 18 ottobre 1929)

Agosto 1931 in vico Pareto ci si lamenta per l’odore in strada perché il vico viene usato come vespasiano, e di sera non passano i carri annaffiatoi a pulire, inoltre li vicino c’è la Vaccheria!

Ad aprile del 1932 sempre la stessa richiesta. Il pedone, così si firma un abitante della zona della Foce, si lamenta per la polvere presente in città. Aggiunge poi che la via Ferruccio, dal ponte Pila alla piazza Cipro, non ha ancora ricevuto l’innaffiatura.

Sempre nel 1932, a novembre, Uno che ci sta (così si firma uno dei tanti che segnalano al giornale – quello che non va nei vari quartieri della città) ci racconta che in vico Pareto – tra l’altro un luogo molto frequentato – il selciato è pieno di pietre e tre bocche da acqua di ghisa sopravanzano il suolo facendo cadere le persone. Inoltre di sera il vico è poco illuminato e i ragazzi rischiano di cadere con i fiaschi di latte in mano essendovi là una vaccheria.

continuano le trasformazione sul territorio

A marzo 1938 un caseggiato in via Francesco Ferruccio inizia ad essere demolito. Si tratta di quello che fa angolo con via S. Zita. Da questo momento incomincia a cambiare il paesaggio in questa zona della Foce.

Nella sottostante immagine via Francesco Ferruccio attraverso gli anni. Nel 1887 quanto lambiva il Bisagno e nel 1933 confrontata con il piccolo pezzo che rimane oggi (strada privata). Iniziava all’angolo di via S. Zita dove c’era il ponte Pila, passava accanto a ponte Bezzecca e finiva alla foce del Bisagno.

Continuerà il racconto, quando il Corona virus mi permetterà di proseguire nelle mie ricerche…

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