Un aereo cappottato in via Domenico Guerrazzi

Era quasi mezzogiorno del 28 settembre 1927 quando un piccolo biplano “Avionette” monoposto atterrò a Genova su un prato fiancheggiante la via Domenico Guerrazzi. Chi si trovava in Corso Italia e vicino al Lido, con stupore, assistette a uno spettacolo molto particolare in quel campo di fortuna. L’altro fatto che aggiunse altro stupore fu quando i presenti videro uscire dalla carlinga il pilota. Si trattava di una giovane bionda signorina.

La tignola

The moth, ovvero la tignola, questo era il sopranome del biplano, ufficialmente iscritto al registro aeronautico con il nominativo internazionale “G. Ebot”, che era da poco cappottato a Genova, mentre si stava dirigendo in Inghilterra, durante la tappa Pisa-Nizza. Il pilota, il motorista e il passeggero dell’aereo tre figure in una unica persona: la signorina Winifred Spooner di 27 anni appartenente a una ricchissima famiglia inglese. Il cronista del quotidiano “Il Lavoro” si fece raccontare dal bagnino di San Giuliano come andarono i fatti. “Mi trovavo tranquillamente sdraiato sull’erba di un prato incolto, fiancheggiante la via Domenico Guerrazzi […] prima ancora di quanto stava per accadere, vidi l’elica dell’apparecchio puntata verso di me. Più presto che mi fu possibile saltai in piedi e mi diedi a correre precipitosamente per mettermi in salvo, temendo di rimanere investito e schiacciato da esso e quando affannato mi rivolsi indietro, vidi l’aeroplano già a terra.”

Una squillante risata fu la risposta della signorina inglese, quando il bagnino gli chiese se avesse avuto bisogno di un aiuto. La signorina saltò a terra avvolta in un pesante e lungo impermeabile di gomma grigio-bleu e con un caschetto di tela cerata che gli incorniciava il volto. Da un ripostiglio nelle fusoliera tirò fuori un cappellino di feltro color sabbia, un impermeabile di gabardine, una borsa, una sottana di lana marrone e un golf. Non curante delle persone attorno a lei si cambiò gli abiti, prese una sigaretta dalla tasca dell’impermeabile, l’accese e dopo alcune boccate di fumo si stiracchiò per bene.

Subito dopo, le persone presenti raddrizzarono l’aereo (si trovava con la coda in aria e l’elica infissa nel terreno) che era lungo sei metri, stesso metraggio per l’apertura delle ali. Alcuni minuti dopo giunse la moglie del vice console americano, che abitava in via Guerrazzi, per dare un aiuto nel tradurre al maresciallo dei carabinieri l’accaduto. D’accordo con il console inglese si decise poi di far riparare il suo aereo qui a Genova, nei cantieri Odero, alle Grazie. Una settimana dopo invece Winifred prese il treno per ritornare in Inghilterra, il suo aereo prese la via del mare in quanto la compagnia di assicurazione non diede il consenso per riparare l’aereo a Genova.

Una lettera al quotidiano Il Lavoro

Prima di partire Winifred inviò una lettera al Lavoro:

“Signor Direttore del giornale Il Lavoro, desidero ringraziarvi per le cortesie usate nel tempo in cui fui trattenuta a Genova. Per il ricordo della mia visita qui, bramerei possedere tutte fotografie che furono prese del mio aeroplano, Apprezzerei perciò grandemente  il favore che mi fareste inviandomi quelle da voi prese ed i numeri del Lavoro in cui furono pubblicate. Io parto questa sera, in ferrovia, per l’Inghilterra, recando con me il piacevole ricordo del vostro bel paese e della vostra cortese ospitalità. Sinceramente vostra, Winifred Spooner.”

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