Le lapidi di James R. Spensley

“Un nostro amabile lettore ci invita a occuparci un poco del caso «recentissimo ed oltremodo istruttivo» toccato al dottor Spensley, o per dire meglio alla lapide, consacrata alla sua memoria, in Campetto. E difatti, vale forse la spesa di dedicarvi due righe.” Così iniziava un articolo del quotidiano Il Lavoro del luglio del 1932. Ma facciamo un passo indietro, o meglio un po’ di anni indietro.

Il sette gennaio del 1906, leggiamo, sempre sul Lavoro, che tra i pali, a Ponte Carrega, a difendere la porta del Genoa Foot-Ball Club, c’è il nostro dottor Spensley. È la prima partita di eliminazione pel campionato italiano del Foot-Ball che vede contrapposta al Genoa, l’Andrea Doria. Un pubblico numerosissimo, un brillante giuoco, che finisce con tre goal contro uno per il Genoa. Dottore e portiere di calcio, ma chi era questo Spensley?

Un simpatico gentiluomo inglese

Un simpatico gentiluomo inglese che considerava la nostra città e l’Italia come la sua seconda patria. Questo scrive il redattore del Lavoro nell’ottobre del 1915 per ricordare James Richardson Spensley da pochi giorni morto in guerra. Un po’ bizzarro, originale in tutti i sui atti. Ma di una cultura pari soltanto al suo ingegno e alla sua grande bontà. […] Porgeva aiuto generoso a chiunque gli si rivolgesse […]. Sentiva una profonda pietà e simpatia per i poveri ragazzi randagi, Quanti ne beneficò di nascosto anche con gravi sacrifici. Giunse perfino ad aprire una scuola serale per i piccoli vagabondi, per i rivenditori di fiammiferi e di giornali.

La sua insofferenza per i soprusi e per le ingiustizie si spinse oltre. Allo scoppio della prima guerra mondiale Spensley volle partire volontario per contribuire a dare una mano contro le barbarie che avvenivano in Belgio e in Francia; la sua richiesta fu accolta, ma solo dopo che per tredici volte ne aveva fatto domanda. Purtroppo non tornò più a Genova a portare innovazioni e stimoli sia nello sport che nella vita di tutti i giorni. Veniamo a sapere, sempre da questo articolo, che i suoi fedeli Esploratori, da subito, si fecero promotori di una lapide da murare nell’albergo Unione dove egli abitava. Le sottoscrizioni si aprirono presso l’Albergo Unione in piazza Campetto e dalle 17 alle 19 anche nel Chiostro delle Vigne presso la sede degli Esploratori.

I Ragazzi Esploratori Italiani

Alcuni articoli del 1910 del quotidiano “Il Lavoro” sui “Ragazzi Esploratori Italiani”

Questa attenzione e cura verso i ragazzi lo spinse alla fine del 1910 a fondare a Genova il primo corpo dei Ragazzi Esploratori Italiani, dei giovanetti che si radunavano nel vecchio chiostro di Sant’Agostino. Nell’ex oratorio di San Filippo di via Lomellini il 13 novembre 1910 si tenne un raduno, organizzato da sir Francis Vane, per introdurre a Genova l’Associazione dei giovani Esploratori Italiani. “Il commissario per Genova e Liguria è il signor J. R. Spensley (Hotel Union) che con vero entusiasmo e sincero affetto per la sua patria adottiva, coadiuvato dai membri del Comitato provvisorio ha dato opera al suo compito e già si è costituito il consiglio regionale ligure, composto delle più competenti personalità che siamo certi contribuiranno allo sviluppo di quest’opera veramente nobile ed umanitaria.” Questo scrisse Il Lavoro alcuni giorni dopo per presentare ai suoi lettori i Ragazzi Esploratori Italiani.

“I Ragazzi esploratori Iitaliani” di oggi in Campetto 9, in ricordo di Spensley (5 settembre 2023)

La data della sua morte

C’è qualcosa che non quadra sulla sua data di morte. Se rileggete per bene nel capitolo “Un simpatico gentiluomo inglese” si parla di ottobre 1915, o meglio, l’articolo in questione, quello di mercoledì 13 ottobre, a pagina quattro, ha un titolo che non toglie nessun dubbio a chi lo legge: “In memoria del dottor J. R. Spensley”. A seguito di questa ferale notizia i suoi fedeli Esploratori si mossero per la città a raccogliere i contributi per la sua lapide. Passa quasi un mese e venerdì 12 novembre, sempre a pagina quattro, nella cronaca di Genova un articolo si apre con una domanda: “Il dott. Spensley non è morto?”. Ma cosa era successo? In redazione era giunta la segnalazione che un amico di Spensley aveva avuto notizie che il nostro dottore non era morto, e le poche righe del pezzo che ribaltano quanto si era scritto un mese prima si augurano, che presto, questa notizia venga autorevolmente confermata. Purtroppo non era così, il dottor Spensley morì il 10 novembre 1915 a 48 anni a seguito delle ferite ricevute in battaglia dopo aver prestato soccorso a un soldato.

La prima lapide

L’anno seguente, il 28 dicembre del 1916 ci fu una riunione a Genova nel salone di palazzo Tursi per decidere il modo migliore per collocare un ricordo alla memoria del dottor J. R. Spensley. Passa ancora un anno e finalmente il 23 dicembre venne apposta la targa sulla facciata dell’Albergo Unione in Campetto alla memoria di Spensley, morto per le ferite a Magonza, dov’era stato trasportato, prigioniero, nel novembre 1915. Alla commemorazione, presente anche il console inglese, tenne un discorso il prof. Cav. Francesco Porro che ricordò Spensley con le seguenti parole:

“Signori il marmo che gli amici del dottore Spensley hanno l’onore di affidare alla città di Genova, qui degnamente rappresentata dal suo Sindaco, si scopre in un momento storico singolarmente grave per l’Italia e per il mondo, si scopre in presenza dei soldati britannici, venuti tra noi a recare il segno fraterno della solidarietà umana contro la minaccia nemica. Nessuno più di lui, che visse tra noi, che ci amò e che fu da noi amato, merita di simboleggiare l’unione intima, cordiale, feconda, di due popoli che intrecciano le loro bandiere e versano il loro sangue più puro.”

La lapide sormontata da un medaglione raffigurante il dottor Spensley era un’opera dello scultore De Barbieri e portava la seguente scritta:

“Per combattere, per morire tra i suoi fratelli britanni, lasciava nel MCMXV questa casa, che lo ebbe lunghi anni ospite grato – James R. Spensley, Medico, pensatore filantropo, primo iniziatore in Italia dei gruppi di ragazzi esploratori e delle associazioni per il rinnovato giuoco del calcio”.

Gli amici delle lapidi

Domenica 14 aprile 1918 fu organizzata una grande manifestazione popolare in onore degli Alleati. In quella occasione fu portata una corona alla lapide di Spensley in Campetto 9. Poi, negli anni Trenta del ‘900, tutto lo stabile mutò di proprietà. Il nuovo proprietario fece ridipingere la facciata e siccome la lapide stonava con i nuovi panneggiamenti e con le figure la fece smurare e da quel momento scomparve.

Ma lapide fece ancora parlare di sé, grazie a dei cittadini amanti delle lapidi.

Infatti nel luglio del 1932 un lettore scrive al Lavoro a proposito di alcune lapidi scomparse e chiede notizie in quanto la lapide collocata sul frontale del palazzo (ex Hotel Unione) in cima a Campetto angolo Scurreria e dedicata a Lord Byron, ha preso il volo e chissà dove si sarà fermata.

Alcuni giorni dopo un altro lettore precisa che la lapide è dedicata non a Byron, ma al dottor Spensley che fu un medico inglese, bravo amico di Genova nostra, che introdusse e diffuse l’istituzione dei ragazzi esploratori, morto circa 25 anni or sono, ricordato da molti.

Passano due giorni e un terzo lettore a sua volta fa una rettifica: “Caro Lavoro, consenti anche a me di interloquire sulla lapide scomparsa dal palazzo dell’ex albergo Unione in piazza Campetto. La lapide era effettivamente dedicata al dottor Spensley; ma per ricordare la sua morte in guerra sul fronte francese. Lo Spensley, inglese di nascita, appena scoppiata la guerra, si era arruolato infatti volontario in Francia e incontrò gloriosa morte nella battaglia della Marna. Tanto mi pareva doveroso ricordare. Tuo assiduo.”

A questo punto interviene Stella Nera, nom de plume di Giovanni Ansaldo, giornalista del Lavoro. Nel suo articolo, uscito nei giorni seguenti, fa una riflessione su quanto hanno scritto questi lettori del suo giornale, su questi cittadini amanti delle lapidi:

“Rimuovere una lapide è agevole cosa; basta qualche solido braccio di muratore e un piccone. Ma poi c’è da fare i conti con i cittadini amanti delle lapidi, con i cittadini lettori delle lapidi, con i cittadini che si assumono il compito di proteggere le lapidi…”

Giovanni Ansaldo precisa che il primo lettore confonde Spensley con Lord Byron, il secondo, meglio informato, restituisce la lapide a Spensley ma cade sulla data della morte, scrive infatti: morto circa 25 anni or sono. Cioè nel 1907! Il terzo indovina la data della morte, ma anche lui non è perfetto, lo arruola nell’esercito francese.

Adesso tutto tace. Silentium. Dopo questo inaudito sforzo rievocativo, un grande silenzio si è fatto attorno a quel nome. Ed è meglio. Chissà cosa sarebbe venuto fuori, sul conto del povero Spensley, se un quarto cittadino – ancora – fosse accorso anche lui sulla scena, a gridare la sua…”

Caro Ansaldo, a novembre spunta fuori “il quarto cittadino” e chiede notizie di due lapidi scomparse a Genova, la prima alla Foce e la seconda è quella che ci interessa, quella del dottor Spensley! Ma questa volta non sbaglia nulla, anzi ci da un’informazione precisa su quando la lapide è stata tolta: nel 1930.

“[…] Ed un’altra lapide aspetta. Quella che fino a due anni fa in fondo a piazza Campetto ricordava il dottor Spensley, bella figura di inglese amico dell’Italia e di Genova, apostolo dell’educazione fisica, morto in guerra. Anch’essa un giorno scomparve senza ragione. Ci fu, tempo fa, una specie di movimento pro Spensley provocato da suoi amici e allievi, ma la lapide non è ancora ricomparsa. Che sia stata davvero gettata via?”

La lapide non spuntò più fuori, forse mi piace pensare che sia in qualche sperduto magazzino comunale in attesa di essere scoperta da un cittadino amante delle lapidi…

Nel 1977 venne posizionata una nuova lapide all’esterno della facciata di Campetto, n. 9 che in seguito fu messa all’interno. La nuova lapide così recita:

QUI VISSE / IL MEDICO INGLESE / JAMES R. SPENSLEY / SPORTIVO / GRANDE AMICO DELL’ITALIA / PIONIERE DEL GIUOCO DEL CALCIO / NEL GENOA CRICKET AND FOOT BALL CLUB / INIZIATORE DELLO SCOUTISMO GENOVESE /  IL COMUNE DI GENOVA E IL GENOA 1893 / 1977

La lapide posta nel 1977 all’esterno del palazzo di Campetto n. 9
La lapide del 1977 all’interno del palazzo di Campetto n. 9

Qui di seguito alcuni articoli dove si parla del nostro Spensley.

Spensley portiere

Spensley tra i pali nel 1903 e nel 1904 (La Stampa Sportiva)

Nel 1895 ci fu una partita storica, una sfida tra scuole calcistiche, la svizzera e l’italiana. Insomma due “nazionali” che giocarono la partita a Torino. La nostra nazionale aveva poco di italiano esssendo composta da molti stranieri sia del Genoa che dell’Internazionale di Torino e del Football Club Torino. I giocatori del Genoa erano: Spensley come portiere, Pasteur, Leaver, Agar e De Galleani.

Spensley (terzo da sx) nel 1895 con la “Nazionale” (La Stampa)

Nel resoconto della partita, sul giornale torinese “La Stampa” del 19 dicembre 1904, tra il Club Juventus di Torino e Genoa Football Club finita 2 a 1 per i torinesi leggiamo che il “Guardiano della squadra genovese era il signor Spensley e della squadra torinese il signor Durante. Alle 15,45 il referee dà il segnale del fine, e vincitori e vinti, riuniti nel centro della pelouse, gridano il tradizionale: hipp! hipp hurrà!” Sempre sullo stesso quotidiano il 3 aprile 1905 nell’incontro tra la  Juventus e il Genoa finita con il punteggio di 1 a 1 si parla del nostro James: “Più volte il goal viene bersagliato, ma il bravo Spensley lo difende egregiamente”. Infine in un articolo del Lavoro del 1939, “Una partita del secolo scorso”, viene riportata, in parte, la descrizione di una delle prime partite del Genoa nel 1898, quella giocata a Genova sul campo di Ponte Carrega, dove fu usata una grande palla di cuoio, opportunamente gonfiata prima dell’inizio delle ostilità. Il match era stato indetto fra i giuocatori genovesi (quasi tutti inglesi) e i torinesi ch’erano in numero maggiore. Ma ciò malgrado la vittoria fu a lungo disputata. La colsero infine i torinesi per un punto contro zero: punto dovuto al fatto che un avversario, tolta la palla al nostro Dapples, la faceva passare fra i pali della porta genovese senza che il sig, Spensley riuscisse a deviarla.

“Una partita del secolo scorso” (Il Lavoro” del 1939)

Spensley Capitano

11 maggio 1898 Caffaro – Alla conclusione dell’articolo sul Caffaro relativo alla partita tra il Football Internazionale e il Genoa C.A. Club troviamo queste ultime righe: “E poiché siamo alle lodi non vanno dimenticati il bravo capitano Spensley…”

Alcuni articoli della Stampa e del Caffaro per il Campionato del 1898 vinto dal Genoa
La squadra del Genoa Foot e Cricker Club vincitrice del Campionato d’Italia nel 1902 a Ponte Carrega (Stampa Sportiva)

Spensley allenatore

Nella foto qui sotto del 1905 è ritratta la terza squadra del “Genoa Cricket and Foot-ball Club”, composta tutta da italiani di età inferiore ai 17 anni, allenata dal dottor Spensley.

La terza squadra del Genoa nel 1905 (La Stampa Sportiva)

Spensley arbitro

11 marzo 1907 La Stampa Milan Torino – “Giudice era il signor Spensley, del F. C. Genoa Cricket: egli disimpegnò lodevolmente il suo compito, forse con eccessiva meticolosità”.

Spensley arbitro nel 1907 (La Stampa Sportiva)

Spensley il trainer barbuto

Abbiamo letto di Spensley portiere, capitano, arbitro e allenatore del Genoa, poi in un  piccolo trafiletto nella Stampa Sportiva del novembre 1908 troviamo che… … “All’Andrea Doria, reparto Foot-ball, venne nominato quale trainer l’ottimo dottor I. R. Spensley. Credo che non faccia bisogno di presentarlo. Chi non conosce il barbuto Spensley?” (Stampa Sportiva,  n. 48 – 29 novembre 1908)

Spensley organizzatore di giochi

Caffaro 23 giugno 1911 – Nel giugno del 1911 si svolse una festa della colonia inglese a Genova, precisamente a Nervi, nella Pagoda dello Schweizerohf Hotel. Oltre ai residenti erano stati invitati anche gli ufficiali e i marinai delle navi inglesi ormeggiate nel porto; un totale di trecentocinquanta persone che raggiunsero Nervi a bordo di sette tram elettrici imbandierati a festa per l’occasione. Oltre a numerosi rinfreschi, in questa giornata si svolsero diversi giuochi, come il lancio del giavellotto, il tiro alla corda, la corsa nei sacchi, il lancio della di ferro e la gara dell’uovo. Il Comitato sportivo che organizzò questi giochi era composto dai signori Rhode, Campbell e dal nostro Spensley.

Un’altra lapide

Il 24 maggio del 1920 nel campo del Genoa ci fu una cerimonia per inaugurare la lapide in memoria dei genoani caduti in guerra:

Una eletta schiera di soci / prima di offrire la vita alla Patria / nell’ultima e gloriosa guerra / per l’indipendenza d’Italia /fortificò il corpo / l’animo fece invitto

Qui: il Genoa Club ne volle scolpiti sul marmo i nomi a nobile incitamento e durevole ricordo.

Ballestrero Gianni – Benvenuto Giuseppe –  Bombrini C. Marcello – Bucciarelli Egisto – Casanova Claudio – Cormagi Carlo – Ferrari Luigi – Ferraris Luigi – Fossati Luigi – Gazoppi Alessandro – Giacobbe Natale – Gioardo Emilio – Gnecco Adolfo – Isola Attilio – Lagomaggiore Pietro – Malagamba Mario – Marassi Carlo – Merello Luigi – Oppezzo Giuseppe – Piermartire Ugo – Rosina Emilio – Rossi Enrico – Spensley J. W. – Sussone Alberto.

Il Genoa e la Divisione Navale Inglese

Nel novembre del 1905 ci furono due incontri tra il Genoa e una squadra di ufficiali della divisione navale inglese presente a Genova. “Nel primo half time il giuoco riuscì un po’ scomposto, ed il «Genova-Club» segnò goal a suo favore. Nella seconda ripresa i giuocatori, che hanno avuto modo di meglio conoscersi, fanno una azione più efficace, ed i nostri fanno ancora 2 goals contro 1 fatto dagli inglesi.” La seconda partita  finì in un pareggio. In questo articolo della Stampa Sportiva, come potete leggere, il reporter sbaglia il nome della squadra genovese, ma alla fine corregge, scrivendo: “La squadra del Cricket era composta dai signori: Gibelli, Bugnion, Martius, Marosch, Storace, Queirolo, Bollac, Gakoloff, Balbi, Cassanello e Spensley. Il Genoa-Cricket ha giocato una seconda partita di foot-ball contro una squadra di ufficiali inglesi.”

Una speranza

Concludo questa piccola storia sulla lapide di Spensley riportando le ultime righe dell’articolo del 1932 di Giovanni Ansaldo, lasciando a voi lettori la riflessione in merito:

“Cosicché, a ben considerare, la conclusione della peripezia mortale e postmortale del povero Spensley è piuttosto amara. «Allo stato degli atti» come dicono i legulei, non si sa se la memoria dello Spensley sia stata più disinvoltamente trattata dal padrone di casa che ha rimosso la lapide, o dei tre cittadini che rivogliono la lapide al suo posto. Chi vi offende di più, voi: quello che per la strada non vi riconosce, e non vi saluta; o quello che vi scambia per un altro, e vi qualifica gentilmente di «Signor Parodi» quando vi chiamate invece, per esempio, signor Perasso? Quest’ultimo caso è quanto è toccato al povero Spensley. Né la lapide – neppure la lapide – ha giovato ad evitargli di essere confuso con Perasso – o con Byron, che press’a poco – per tanti amatori di lapidi – è la stessa cosa. «La gloria è il sole dei morti», scrisse una volta Balzac. Oh, quale pallido sole…”.

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