Le carte annonarie, un modo per mangiare

Questa settimana la razione  di carne bovina a cominciare dal 14 è stabilita in 200 gr a persona (150gr di polpa e gr. 50 di osso). Questo è l’annuncio sul giornale “Il Lavoro” del 16 marzo 1942. Questo comunicato, insieme ai volantini, era il modo per avvisare la popolazione di quando, cosa e come potevano comprare i beni di prima necessità. Succedeva in diversi momenti di quel periodo che alcuni prodotti venivano anche ulteriormente ridotti, come sopratutto il pane. Ma questo non bastava a complicare la vita durante la guerra, per acquistare questi prodotti servivano le carte annonarie suddivise in cedole/marche che dovevano essere consegnate ai negozianti.

I negozianti da parte loro dovevano versare all’Ufficio Controllo Tagliandi entro determinate date i tagliandi in loro possesso. Le sanzioni per loro erano pesanti, per esempio per i panificatori era la sospensione della fornitura della farina a loro assegnata. Per i rivenditori anche pene pecuniarie se non esponevano i cartellini dei prezzi. Sui giornali comparivano anche le notizie di chiusura di negozi per violazione delle norme sul razionamento o nel peggior dei casi l’arresto degli esercenti. Il motivo dell’arresto? I proprietari di un commestibili di via Canneto il lungo, su 150 chilogrammi di prosciutto loro assegnato, 24 chili messi da parte gli avevano poi venduti al prezzo di 50 lire al chilo!

Voglia di stoccofisso?

Se siete consumatori del Comune di Genova potete  prenotarvi dal 27 al 30 (novembre 1943) con la cedola n. XXVI della carta annonaria per potere acquistare i tanto agognati 180 grammi di “stoccofisso” bagnato! Invece i venditori si dovranno recare in via Assarotti 7 all’Ufficio Distribuzione per consegnare i buoni di prenotazione e poi ritirare, successivamente, altri buoni validi per il prelievo della merce.

Finita la guerra troviamo sempre l’utilizzo delle tessere annonarie. Due decilitri olio di oliva si potevano ritirare nel marzo del 1947 al prezzo di 370 lire al litro e oltre alla solita razione giornaliera di 35 grammi di pane “Il Lavoro” ci avvisa che è prevista un’integrazione di 490 grammi di farina di polenta! Negli spacci si offrivano arringhe salate a 125 lire il chilo, affumicate invece a 180. I fortunati soci delle cooperative di consumo potevano acquistare solo due etti di baccalà. Il compito degli esercenti era sempre quello di consegnare i buoni in determinati giorni, secondo la tipologia di merce e secondo il sestiere o delegazione di appartenenza dell’esercizio.

Succedeva anche che le carte annonarie venivano distribuite in ritardo allora sempre i giornali comunicavano le modalità da osservare. 5 Giu 1947.

A giugno sempre del 1947 dal giornale Il Lavoro si avvisa quali generi e quantitativi  si possono acquistare come riso, generi da minestra, olio, burro e zucchero. Quest’ultimo aveva particolari specifiche: 200 grammi per i consumatori dai 9 ai 65 anni, 400 da 0 a 8 anni e per gli adulti oltre i 65 anni, entrambe le fasce per 200 lire al chilo.

Nel 1948 possiamo leggere più dettagliatamente in un ritaglio di giornale che non bastava comprare e vendere come oggi siamo abituati. Per chi comprava era necessario prenotarsi consegnando le cedole mensili o quadrimestrali tolte dalla carta annonaria e abbinarle alle marche a secondo di cosa si intendeva acquistare. Invece gli esercenti dovevano tenere appositi registri dove segnare: cognome e nome del cliente, categoria,  il gruppo di età e il numero della cartella annonaria.

A febbraio del 1949 finalmente si poteva acquistare ben 500 grammi di zucchero indistintamente dall’età del consumatore. Via libera invece per la carne congelata proveniente dall’Argentina, di ottima qualità come quella consumata anteguerra, specifica il redattore e l’acquisto è previsto per qualsiasi quantitativo e fuori dagli obblighi delle carte annonarie.

Rimando ulteriori notizie quando il Corona Virus mi permetterà di continuare le mie ricerche nelle biblioteche genovesi…

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