Ripercorrendo “Le mura di Malapaga”

Dopo aver rivisto parecchi volte, fotogramma dopo fotogramma, il famoso film “Le mura di Malapaga” girato a Genova nel 1948, sono andato in alcune strade, vicoli e piazze della città per vedere come sono cambiate e se esistono ancora rispetto a quanto visto nel film. Non ho potuto ad oggi trovare tutte le corrispondenze, ma certamente la mia ricerca continuerà per poterne ritrovare quante più possibili. Nel film sono presenti alcuni particolari di Genova che non troviamo più, altri sono ancora li, altri collocati per esigenze di copione in un determinato posto, ma non corrispondenti alla realtà. Nel film si parla in italiano e anche in francese e si sentono anche alcuni dialoghi e canzonette in genovese. Le sequenze del film non seguono un percorso reale, chi conosce la città può notare passaggi repentini da levante a ponente e viceversa (cfr. Foto 63).

Foto n. 2

In questa immagine (Foto 2) una piantina del 1949 e segnato in azzurro il tratto delle mura di Malapaga che si vedono nelle foto di destra. La linea tratteggiata indica il confine tra le mura del Molo e quelle di Malapaga, divise virtualmente dal vico delle Vele situato nel sestiere del Molo.

Ma cosa diceva la stampa dell’epoca?
Alcuni ritagli del quotidiano “Il Lavoro” degli anni 1948-1949 dove si parla del film

In alcuni articoli del quotidiano “Il Lavoro” del 1948 troviamo notizie sulle imminenti riprese del film. Il regista Renè Clement arrivò a Genova il 23 agosto con tutta la troupe e ovviamente i genovesi speravano di poter vedere i due interpreti principali, Jean Gabin e Isa Miranda mentre recitavano in giro per la città.

Nella rubrica “Lettere al Direttore” sempre del quotidiano Il Lavoro troviamo alcune lamentele sul film, su come viene presentata Genova con le sue brutture: «le topaie abitate dai senzatetto, i vicoli affollati di gente losca e maleducata, gli autobus sconfortabili, il porto con lo sfondo dei due orrendi grattacieli». «E poi perché quel titolo? Dove sono “Le mura di Malapaga”? Chi le vede?» aggiunge un altro lettore. Ma c’è anche chi controbatte queste affermazioni ed è contento di questo film che contribuisce a far conoscere la città. Nella presentazione del film al cinema Lux tra le varie recensioni positive sugli interpreti, in una, un critico cinematografico scrive: «[…] semplice storia d’amore del dopoguerra nel quadro meraviglioso di Genova che dopo questo film si può ben definire la Città più cinematografica del mondo». Nei tamburini¹ del quotidiano Il Lavoro, la pubblicità del Lux annuncia per il 7 dicembre la prima nazionale del film, diciassette giorni dopo si parla della cinquantacinquesima replica (foto 4).

Foto 4

¹ Elenco degli spettacoli in programmazione nei cinema e teatri locali, presente nella pagina degli spettacoli sui giornali quotidiani

Ora inizia la proiezione del film

Adesso passiamo alla visione dei fotogrammi più interessanti, le luci si spengono e inizia la proiezione del film. Ecco che scorrono i titoli di testa e appare la Lanterna. Il protagonista, Jean Gabin arriva a Genova e nelle prime immagini ci appare la città da bordo della nave Flora dove lui è imbarcato come clandestino (foto 5)

Foto 5

Appena sbarcato dalla nave lo vediamo camminare sul molo mentre tre cavalli, ancora adibiti alla movimentazione delle merci all’interno del porto, passano al suo fianco (Foto 6).

Foto 6

Pierre (il personaggio interpretato da Gabin) si ferma e osserva come uscire dal porto senza essere fermato dalla Guardia di Finanza, infatti è un ricercato che fugge dalla vicina Francia. Sullo sfondo si vedono i palazzi che stanno di fronte alla dogana di Ponte Reale (Foto 7 – cfr piantina in foto 63). Pierre avanza con la sua camminata dondolante, dietro di lui un fumo nero ed ecco apparire una locomotiva che avanza fischiando, anch’essa adibita alla movimentazione all’interno del porto (Foto 6).

Foto 7

Eccolo fuori dal porto, mentre si incammina verso piazza Caricamento. Questa immagine (Foto 8) mostra una zona diversa da come la vediamo oggi uscendo dall’area dell’Expo. A fianco della torre dei Morchi un edificio (A) e subito dopo un’area vuota dove c’erano alcuni stabili, sventrati dai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale e sostituiti successivamente, ahimè, dal palazzone che vediamo ancor oggi.

Foto 8

Un tram, la vettura 771 (Foto 9) avanza scampanellando in via Frate Oliviero, allo sbocco di via Ponte Reale, a sinistra un’insegna di un negozio con una forma particolare che vediamo ancora in uso a Caricamento.

Foto 9
Foto 10

Poi lo stesso tram mentre gira sul fianco di palazzo S.Giorgio ci permette di vedere piazza Caricamento, dove un cartello ci indica dove prendere l’Autostrada e a destra la vecchia edicola sull’angolo di via Ponte Reale, ora sostituita da una rivendita di “cibo da strada” (Foto 10).

Di incanto le immagini arrivano al 19 A di via Gramsci e i vari negozi che si vedono in queste  sequenze dovrebbero corrispondere a quelli del palazzo rosa della foto 11.

Foto 11

Prima del negozio di “Riparazione calzature”, a fianco del 19A, vediamo dipinta sul muro una piccola freccia che indica la presenza li vicino di una lettera P anch’essa dipinta sul muro, un po’ prima di vico Cuneo (Foto 12).  Questo, come altri pittogrammi, furono utilizzati durante l’ultima guerra per segnalare la presenza/disponibilità di medici, rifugi, attacchi per idranti, ecc., in questo caso la presenza di un pozzo. Si può vedere ancora oggi questa tipologia di pittogramma vicino all’entrata dell’ospedale Galliera (Foto 13).

Foto 12
Foto 13

Nella foto 14 segnata con la lettera A una Agenzia di Cambio, ora diventata un negozio di merce cinese e sullo sfondo il famoso Ponte Reale. La freccia gialla indica dove si trovava collocato il ponte.

Foto 14
Foto 15

Arrivato in piazza S. Elena (foto 15), Pierre si dirige all’interno del centro storico di Genova, nel sestiere di Prè. Lo troviamo in piazza Truogoli di S. Brigida mentre chiede al proprietario della Trattoria Rina dove trovare un dentista (dantista come lo pronuncia Jean Gabin). Nella mia guida del 1933 al n. 13 di questa piazza c’e segnata la Trattoria di Caterina Partenio la “Rina”, sicuramente la stessa che vediamo nel film. Da questa tipica piazza genovese, avute le indicazioni (che non corrispondono alla realtà: «vada dritto da quella parte, (indicando la fine della piazza verso via Prè), poi volta a sinistra, poi a destra…», si reca in via S. Bernardo dal dottor Benetti accompagnato da una ragazzina, Cecchina, la figlia di Marta interpretata da Isa Miranda.

Grazie alla magia del cinema l’immagine successiva (Foto 16) gli inquadra arrivare in via Frate Oliviero provenienti da levante (percorso non corretto per chi viene da ponente), passare davanti a palazzo S. Giorgio e alla grande edicola votiva (lettera A) e prendere vico dei Cartai.

Foto 16

Eccoli sbucare da un vicolo, in primo piano un negozio di frutta e verdura collocato in un locale adornato con un antico portale, in fondo si vede che il vicolo curva verso sinistra e si notano anche alcune mampe ² (Foto 16). E qui inizia il difficile. Potrebbe trattarsi di via Ravecca, la strada infatti nella realtà, verso porta Soprana curva a sinistra: ma andando su e giù per questa via non c’è, ad oggi, nessun portale di questa fattura (Due tondi con teste scolpite alla metà degli stipiti) o meglio c’è, ma non si trova collocato come si vede nel film. Fra l’altro questo portale è particolare in quanto le due teste non sono rivolte verso il fronte strada, ma girate all’interno. Probabilmente sono state montate male, successivamente a una ristrutturazione dello stabile (cfr. foto 17)

²Si trattava di pannelli di tela tesa su di un telaio di legno atti a dirigere la luce all’interno dei locali

Foto 17

Ho girato parecchi volte nei vicoli e l’unico portale con le caratteristiche che si vedono in questo fotogramma – la sua posizione prima di un incrocio con un altro vicolo (vico Valoria) e il materiale con cui è fatto (marmo) – si trova in Via Canneto il lungo al 67 A rosso (Foto 18). L’unica cosa discordante è che la via Canneto il lungo, diversamente da via Ravecca, è tutta diritta.

Foto 18
Foto 19

Nei successivi fotogrammi si vede una colonna di particolare fattura e appese lì vicino alcune corone funebri di un fiorista (Foto 19). Da questo momento è un susseguirsi di portali, negozi e inferriate non ancora identificate. Nello scorrere dell’immagini (Foto 20) anche qui vediamo un altro pittogramma dell’ultima guerra mondiale, la lettera I che indica la presenza di un attacco per idranti. Si può vedere ancora oggi questo simbolo sulle basi di pietra di due lampioni davanti alla stazione Brignole (Foto 21).

Foto 20
Foto 21

Nella foto 22 si vede un altro portale antico con delle teste scolpite nei tondi (Il materiale di questo portale è sicuramente in pietra di Promontorio, infatti il colore scuro evidenzia bene che si tratta di un materiale diverso da quello di marmo della foto 18). Nel grafico a destra il numero e la tipologia dei portoni e dei negozi che si affacciano sul vicolo “sconosciuto” ripreso in una sequenza del film.

Foto 22

Adesso invece un altro luogo identificato. Vediamo Pierre e Cecchina che arrivano dal dentista e entrano al civico 14 di via S. Bernardo – si vede bene la balaustra in marmo delle scale, è in questo portone che Pierre viene truffato con il cambio dei Franchi con delle Lire false (Foto 23). Cecchina lo lascia salire dal dentista ed entra nel portone di fronte, il n. 15 (Foto 24).

Foto 23
Foto 24

Nella foto 25 l’esterno del civico 14 di via S. Bernardo, dove esternamente si trova un’iscrizione “La croce Verde genovese prima associazione di P.A. in Genova ebbe vita nel 1899 in questa casa ospite della Società di M.S. Fuochisti marittimi italiani – MCMXXIV”.

Foto 25
Foto 26

Tornano alla trattoria Rina e adesso possiamo vedere i famosi truogoli (Foto 26). In alto e a sinistra della trattoria ecco l’edicola votiva con una statua della Madonna coperta dai panni stesi. Quei panni stesi che hanno reso famosa questa piazza, immortalata così da molti fotografi tra cui Alfred Noack e raccontata in versi dal poeta Luigi Tramaloni (Foto 27).

Foto 27
Foto 28

Pierre entra nel commissariato situato in cima alla piazza – a sinistra un pilastrino di marmo con una barra traversale di ferro tutt’ora esistente (Foto 28). Poco dopo ne esce e Cecchina è li che lo aspetta. Alla sinistra della testa della ragazzina si vede l’insegna del “Commissariato di P. S.”, ma è sbagliata, infatti nella parte inferiore c’è scritto “Sestiere del Molo” mentre qui ci troviamo nel sestiere di Prè (Foto 29).

Foto 29

Siamo di sera, Pierre e Marta – che si sono conosciuti nella trattoria “Rina” dove Marta fa la cameriera, arrivano in piazza Caricamento. Il marito di Marta li segue e possiamo notare mentre passa sotto i portici di Sottoripa una colonna con due fori sul fusto. Sono ancora li, il più grosso come vediamo nella foto è stato chiuso, quello a destra si vede bene anche oggi tale e quale a settant’anni fa (Foto 30).

Foto 30
Foto 31

I due passano in vico Cartai dove in fondo si vede un edicola votiva (Foto 31). Pierre li segue. I due uomini si affrontano davanti a un portico di marmo lavorato, con ai lati due finestre con inferriate e in basso, sotto di esse, due aperture ad arco (Foto 32). Anche questo è un portale non identificato, quelli che più si avvicinano per queste caratteristiche sono quelli che ho trovato in piazza Sauli e in vico Cinque Lampadi (Foto 33).

Foto 32
Foto 33 – I portali di Piazza Sauli e di vico Cinque Lampadi

Dopo una breve colluttazione il marito se ne va e Marta e Pierre proseguono la loro strada tra le macerie, si vede una colonna (A), un’altra con un capitello di stile ionico (B) e una statua per terra (C), quest’ultima ha le braccia conserte, sicuramente si tratta di una statua di un defunto (Foto 34).

Foto 34

Ricordiamoci che sono passati tre anni dalla fine dell’ultima guerra e le macerie sono ancora presenti, specialmente nella collina del monastero di San Silvestro. Qui sullo sfondo di queste rovine si vede il grattacielo di piazza Dante e il campanile della chiesa di S. Agostino (Foto 35).

Foto 35

Arrivano in Piazza Sarzano, sullo sfondo il famoso pozzo e in fondo la chiesa di S. Salvatore, si fermano. Alzano lo sguardo e il fotogramma successivo inquadra quello che stanno guardando: il varco che oggi da Stradone S. Agostino porta all’Università di Architettura (Foto 36). Anche in questo caso si tratta di una sequenza non reale.

Foto 36
Foto 37

Pierre torna al porto per rientrare sulla nave e trova i cancelli del chiusi, in lontananza la luce della Lanterna (Foto 37). Cerca di entrare scavalcando i cancelli, ma viene visto e deve desistere, sullo sfondo si vedono i magazzini del Cotone (Foto 38).

Foto 38

I cancelli che si vedono nel film sono uguali a quelli che corrono lungo via del Molo (foto 39).

Foto 39
Foto 40
Foto 41

A Pierre non resta che chiedere ospitalità a Marta, nella foto 40 degli interni con un confessionale, probabilmente si tratta del convento di S. Silvestro. Marta gli trova da dormire nel campanile (Foto 41) e da una finestra con bifora si vede dall’alto la chiesa di S. Agostino (A). Il mattino dopo Marta e Cecchina escono di casa scendendo dalla scalinata di via Mascherona (Foto 42).

Foto 42
Foto 43

Nella foto 43 madre e figlia passano in piazza Sarzano dove si vedono ancora le macerie dei bombardamenti. Cecchina saluta la madre e si dirige a scuola.

Foto 44

Cecchina sta arrivando a scuola eccola in vico del Campanile delle Vigne, sulla destra una serie di archi (Foto 44). Nell’ultimo arco, prima del chiostro, è dipinta la lettera P (pozzo) e la relativa freccia che indica che il pozzo si trova nel chiostro (Foto 45).

Foto 45

In questa inquadratura dall’alto l’entrata del chiostro e sopra l’edicola votiva (Foto 46). Il padre di Cecchina, separato dalla moglie, ha appena cercato di portare con se la figlia che si è opposta. Intervengono le suore ed altre persone a fermare il padre, subito dopo arriva un cantuné che porterà tutte e due al commissariato. La madre la va prendere e successivamente la riporta a scuola. L’entrata della scuola corrisponde al chiostro delle Vigne (Foto 47). Nel film si sentono le bambine che cantano una canzoncina in genovese. Ecco alcune frasi che son riuscito a comprendere: “In tu mundo – ghe a dònna biunda, ghe a dònna brunna… a lùnn-a pinna e a lanterna cu u stupin…”.

Foto 47
Foto 48

Una pescivendola in stradone S. Agostino vende la sua mercanzia, sullo sfondo si vede la torre del Comune. Anche qui si sentono alcune frasi in genovese dette dalla donna: «Cosa ti spunci bella figeoa caa» (Foto 48).

Foto 49

Pierre accompagnato da Cecchina entra in porto, nella foto 49 si vede a destra la Porta del Molo e sullo sfondo il campanile della cattedrale di S. Lorenzo (A).

Foto 50

Pierre e Marta prendono un autobus in piazza della Vittoria. Negli archi dei palazzi si vedono i vecchi lampadari e in alto su di un palazzo – in un altro fotogramma – compare la scritta “Vota Garibaldi” (Foto 50).

Sull’autobus il bigliettaio dell’UITE chiede in dialetto genovese ai passeggeri di fare spazio e di non spingere: «…avanti pe piâxéi  li davanti … trenta franchi … non sponciemmu, miga semmu de pêgoe – Cosa femmu, un po’ avanti li in tu mêzo, nun vedei che nun passa nisciùn – E  vuscià sensa cavélli  in testa cosa imbelinna». Questa è la mia trascrizione, non se ne abbiamo a male i genovesi che lo sanno scrivere, spero che non ci siano troppi errori. Per ascoltare questa simpatica parlata in dialetto cliccate sull’immagine qui sopra.

Durante il percorso – da piazza della Vittoria verso ponente – dai finestrini dell’autobus si vedono le navi ormeggiate in porto all’altezza di via Adua e via B. Buozzi  (foto 51).

Foto 51 – i pilastrini in pietra ancora presenti davanti alla stazione Marittima

Improvvisamente ci troviamo in corso Italia, lo possiamo notare dai grossi vasi (A) che stavano, insieme alle fontanelle e alle agavi nelle aiuole a divisione dei due sensi di marcia (Foto 52).

Foto 52

Pochi secondi dopo eccoci di nuovo in via Adua dalla stazione Marittima che si intravede alle spalle di Pierre (Foto 53). Il montaggio del film non ha rispettato il percorso corretto.

Foto 53

Dopo avere catturato il ladro che aveva rubato i documenti al francese, e seguendo le tracce delle Lire false, la Polizia riesce a mettersi sulle tracce di Pierre. Gli agenti vanno dal dentista, in trattoria e a casa di Marta per chiedere informazioni. Cecchina preoccupata di quanto sta per accadere esce dal convento per avvisare Pierre. In queste sequenze vediamo tra le macerie una statua di marmo e una tratto di una via con palazzi diroccati che potrebbero essere in Sarzano (Foto 54).

Foto 54
Foto 55

Alla fine della loro gita in autobus troviamo Pierre e Marta distesi su di un scoglio nel levante cittadino. All’orizzonte si vede punta Chiappa (Foto 55).

Foto 56

Nella foto 56 ecco Cecchina che scendendo da Vico Sotto le Murette arriva in Salita Montagnola della Marina, si ferma e inginocchiata scrive: “Attention Pierre”. Nella foto 57 vediamo Cecchina mentre scrive e a fianco il fotogramma che mostra la scritta, ma non si tratta dello stesso posto. Infatti si vedono due scalini molto vicini tra loro, mentre in Salita Montagnola della Marina il tratto tra loro è molto più lungo.

Foto 57

Cecchina corre, corre, e arriva fino su in Castelletto e precisamente in Salita della Torretta. Scrive nuovamente per avvisare Pierre, ma questa volta sul muro sottostante la spianata di Castelletto (Foto 58).

Foto 58

Marta e Pierre dopo aver passato la serata in un locale ritornano verso casa. Si vedono passare sulla passerella in Castelletto, poi su di una scalinata. Mentre salgono su questa scalinata, Marta si ferma e si toglie una scarpa per togliersi un sassolino. Ahimè uno scalino dopo di quello dove Cecchina aveva scritto l’avvertimento (foto 59) così non riesce a vedere la scritta. Si tratta di una scritta diversa di quella della foto 57, è probabile che ne siano state scritte in diversi posti (Foto 59).

Foto 59

Nel frattempo Cecchina è ritornata in Salita Montagnola della Marina, è notte inoltrata e si siede in cima alla salita. Nella foto 60 si vede Marta e Pierre che risalgano la stessa salita dove Cecchina stanca si è addormentata, escono da dietro una scala in fondo alla salita, la stessa scala che esiste ancor oggi.

Foto 60

Non vogliono farsi vedere insieme e quindi proseguono dritti verso casa lasciandola dormire. Giungono in fondo di piazza Sarzano, quasi all’inizio di via Ravecca. Dietro ai due protagonisti si vede il pozzo e la chiesa di S. Salvatore (foto 61). Sul muro un’altro pittogramma utilizzato durante l’ultima guerra (una lettera “I” dentro a un cerchio). La polizia in cima alla scalinata attende Pierre per arrestarlo.

Foto 61
Foto 62

Il film termina con l’immagine di Marta e Cecchina, che rimaste sole, rientrano a casa salendo lo scalone di via di Mascherona. Oggi 70 anni dopo, sulle Mura di Malapaga – che non furono mai inquadrate in nessun fotogramma – spuntano tra i massi questi bei fiori.

I percorsi in città
Foto 63

Nella piantina qui sopra i percorsi fatti dai vari personaggi all’interno della città. I pallini gialli segnano i posti identificati e le linee tratteggiate indicano un percorso non ancora identificato. La piantina a sinistra mostra la zona nella vicinanze di piazza di Sarzano, a destra l’area di Caricamento, in entrambe le piantine (annuario 1949) le aree tratteggiate segnano gli stabili danneggiati/distrutti dall’ultimo conflitto.

LEGENDA dei percorsi in ordine cronologico 1) Linea verde scuro: il percorso iniziale di Pierre – 2) Linea Blu: il percorso di Pierre con Cecchina – 3) Linea arancione: il percorso serale di Pierre con Marta – 4) Linea Azzurra: Pierre va verso il porto – 5) Linea Verde chiaro: il percorso di Cecchina per andare a scuola – 6) Linea rossa: il tragitto dell’autobus con Marta e Pierre – 7) Linea Nera: il percorso fatto da Cecchina per avvisare Pierre.

4 Risposte a “Ripercorrendo “Le mura di Malapaga””

  1. Bel lavoro! Nel fotogramma sulla passerella ubicata a Castelleto, dopo la scena del dancing, sullo sfondo oltre ai grattacieli si vedono due alte sagome di edifici a destra: uno è forse la cupola della chiesa di Carignano,l’altro alla destra della chiesa che cos’è? Grazie!

    1. Salve signora Valeria, mi scuso nel risponderle in ritardo. Si tratta della chiesa di Carignano e di uno dei suoi due campanili. L’altro è coperto dalla cupola. Grazie di averl letto il mio blog. Marco.

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