Con questa pubblicazione sugli orologi elettrici a Genova, inizia la prima di una serie di argomenti, riguardanti la vita comune del popolo genovese durante il XIX secolo. “Come era la vita a Genova nell’800, attraverso la lettura dei giornali dell’epoca” è una raccolta di articoli che ho individuato e selezionato da varie testate genovesi, in più di un anno di ricerche, effettuate in diverse biblioteche genovesi.
È nel lunario del signor Regina del 1883, che per la prima volta si trova l’elenco degli orologi elettrici presenti in città. L’appalto per la manutenzione viene inizialmente dato ai fratelli Gerosa. Gli orologi sono suddivisi in cinque linee e questo elenco lo troviamo ancora presente, con alcune piccole variazioni, nei successivi “Lunari del signor Regina” del 1885, 1886, 1887 e 1888. Dal Lunario del 1886 apprendiamo che l’appalto passò alla Società Telefonica Ligure. Nell’immagine qui sotto è rappresentato il percorso delle cinque linee degli orologi elettrici.
Ma andiamo a vedere cosa dicevano i giornali a tal proposito. A febbraio del 1882 si scrive che stanno iniziando a collocarsi in città i primi orologi elettrici, e precisamente quello nel palazzo delle Torrette di fronte a Tursi, quello in piazza Campetto, entrambi appartenenti alla linea 2, in via del Campo (questa collocazione non risulta in nessuno dei Lunari, probabilmente il giornalista intendeva quello vicino in piazza Fossatello), in via Nino Bixio della linea 3, alla Zecca della linea 1, ecc.
Iniziano a girare le lancette, ma anche i mugugni
Già a marzo gli troviamo funzionanti, per la precisione l’otto di marzo. Ma “il Caffaro” riporta una nota di mugugno. Si dice che nella collocazione degli orologi non si è tenuto conto delle richieste del pubblico. Chissà dove volevano che fossero collocati diversamente? “Il Cittadino” invece propone di installare gli orologi o meglio, i “monitori del tempo” come scrive questo giornale, anche negli istituti scolastici della città. In questi istituti si propone di installare anche dei apparecchi telefonici collegati con l’ufficio Municipale.
Siamo al 16 di marzo e si segnala che quello in via Caffaro (in funzione da appena 15 giorni), angolo di via Bruzza (linea 5) ha il quadrante impiastricciato e le lancette girano, si, ma non sono regolate giustamente. Si tratta di quello menzionato nel Lunario del 1883 come “Via Caffaro, presso il Teatro Paganini”. Nei successivi Lunari non lo troviamo più presente.
Nel Cittadino leggiamo che gli abitanti di S. Martino d’Albaro chiedono, tenuto conto che si stanno installando in centro città diversi orologi elettrici, di essere presi in considerazione anche loro per un monitore del tempo. D’altronde l’orologio nel palazzo comunale (già palazzo Cattaneo) non funziona più. L’ex palazzo comunale, ora scuola media “Marino Boccanegra” si trova in piazza Marcello Remondini.
“Di grazia, che ora è?”
Passa un mese e quello del teatro Carlo Felice sale alla cronaca per non essere in orario. “Mezza Genova, forse tutta Genova, è abituata a domandare all’orologio del Carlo Felice: – Di grazia, che ora è?” – Ma da tre giorni l’orologio non risponde. Tutto questo succede perché gli stanno applicando il regolatore elettrico. Chi vuole sapere l’ora è costretto a tirare il proprio orologio fuori dal taschino.
L’orologio del Carlo Felice ha la sua importanza serve per regolare gli orologi personali e proprio sotto di lui c’è il punto di ritrovo per gli appuntamenti in centro. I genovesi che passano di li hanno l’abitudine di alzare lo sguardo verso il regolatore della giornata. Gli operai stanno ancora lavorando per applicare il regolatore elettrico e siamo a luglio. Nel frattempo un orologio più piccolo è posto nel parapetto della terrazza del teatro. Tutti attendono che l’automatismo elettrico inizi il suo lavoro. Attualmente si può individuare la sua vecchia collocazione, sul lato di via XXV Aprile, nel cerchio in alto al centro del timpano.
Quel fedele e preciso regolatore del tempo
Alleluia! Il 26 luglio l’orologio del Carlo Felice «è tornato quel fedele e preciso regolatore del tempo, – l’intermittenza delle sfere che si era notata qualche giorno fa, era la conseguenza di alcuni esperimenti che si stavano facendo per assicurarsi che il meccanismo elettrico, sostituito all’antico, funzionasse regolarmente».
Ci spostiamo nel ponente cittadino dove gli abitanti di via del Lagaccio (linea 1) e di via Bianchetti non sono soddisfatti della collocazione dell’orologio sull’angolo del caseggiato (costruito grazie alla magnificenza della Duchessa di Galliera). Infatti così come è messo davanti alla collina non è utile a nessuno, si suggerisce di metterlo invece all’angolo opposto, in principio del caseggiato, probabilmente dove si trova attualmente. In questo modo potranno trarne beneficio gli abitanti e gli operai del laboratorio pirotecnico.
Arriviamo a Ferragosto e il grande “riformato” (l’orologio del Carlo Felice) – così scrive il Corriere Mercantile – è pronto ma non riporta l’ora giusta! «Sabato sera segnava le 11 meno 10, ed erano le 11 e 20! Ieri poi suonava a casaccio, suscitando l’ilarità generale». Con questo articolo possiamo capire quello che le foto e le stampe non possono dirci, che questo orologio suona anche!
L’orologio suona all’impazzata
Un assiduo scrive al Caffaro, che questa mattina [10 agosto] in piazza Sarzano [linea 3], alle 7 l’orologio elettrico segnava le 5 e 40, con quello che si è speso per installare i vari orologi non ci si poteva aspettare un poco più di regolarità?
Giorni dopo arriva un’altra lettera, dove si lagnano che l’orologio del Carlo Felice continua a non funzionare. Proprio nell’ora in cui si legge il Corriere, cioè le 8 e 7 pomeridiane, l’orologio inizia a suonare all’impazzata e va avanti così per 3 minuti, poi retrocede di altrettanti minuti e si ferma.
Infatti la mattina dopo, alle 7, segna ancora le 8 e 7 – come conferma il giornalista. Siccome ieri hanno tolto quello provvisorio sul terrazzo, ora il mercato delle erbe di piazza De Ferrari non ha nessun indicatore delle ore. Perché hanno tolto l’antico meccanismo che era intatto e funzionante ci si chiede? Ora per le partenze, i tramvai e gli omnibus come si regoleranno, senza i vecchi rintocchi? “Ripristinate l’antico orologio, nell’interesse specialmente della classe operaia, a cui tornava tanto di comodo”, con questa accorata richiesta si concludono le lamentele. Arriviamo al ventisette di agosto quando si segnala che l’orologio da vari giorni funziona alla perfezione.
Il tempo è denaro!
Torniamo dopo 2 anni ancora in via Caffaro e ci si chiede: “perché è stato tolto l’orologio?” Era un motivo di orgoglio per gli abitanti del posto che da buoni genovesi calcolavano il tempo come fosse moneta. Chiedono che rivenga messo a posto “per contemplare il giro delle sue sfere, soddisfazione maggiore a quella, forse, di contemplare le sfere… celesti”. Probabilmente non fu più rimesso in quanto, nei successivi Lunari del signor Regina non c’è traccia.
A Principe, in piazza Acquaverde in occasione dell’inaugurazione dell’illuminazione elettrica della piazza e della stazione (giugno 1885) si legge che è stata apposta una grande lampada al disopra dell’orologio della stazione, così all’imbrunire si può controllare l’ora, leggere un giornale e “scorgere lo stato di indecenza in cui il Municipio mantiene il monumento a Cristoforo Colombo”.
Una proposta luminosa
“Anarchia tra gli orologi elettrici” scrive il Caffaro ognuno segna il tempo a casaccio, alle 10 antimeridiane mentre si sta scrivendo l’articolo, viene segnalato che l’orologio in piazza Corvetto [angolo con via Assarotti] sopra al negozio Rissotto [Pasticceria di Luigi Rissotto, via Assarotti 2] segna le 3 pomeridiane!
Sul Caffaro a maggio, visto che sono due mesi che hanno tolto l’orologio elettrico di via Balbi (linea 1 “via Balbi, palazzo dell’Università”) ci si domanda: “è stato spedito a Londra per essere riparato o distrutto per essere sostituito con un altro?”
Anche in piazza Corvetto e in piazza Tommaseo non funzionano da tempo. Saranno in riparazione? Comunque nessuno è contento di questa istituzione elettrico-municipale. A fine dicembre si parla di quello di piazza Raibetta (questo non fa parte di quelli presenti nelle cinque linee) che da una settimana “riposa” sotto uno strato di biacca messa sul quadrante. Infine per vederci chiaro sull’orologio del Carlo Felice – un lettore fa una proposta luminosa, propone di mettere una lampada elettrica!
Ma le sfere si mettono in moto?
Era stato appena ristabilito il servizio degli orologi elettrici quando, a gennaio del 1887, a causa dello sgombero della neve sui tetti si spezzarono oltre a molti fili telefonici anche quelli di due linee predisposte per gli orologi; una in piazza Banchi, l’altra in via S. Giuseppe. A gennaio la neve era tanta e alla fine tutti quanti smisero di funzionare. Fra tutti gli orologi si chiede di ripristinare il vecchio orologio del Carlo Felice, se non con l’elettricità almeno con l’antico sistema, in modo da mettere in moto le sue sfere! Passano quattro giorni e… “Osanna al risorto!” si legge sul Caffaro del 13 gennaio quando questo importante orologio riprende a far girare le sue sfere con l’energia elettrica.
Gli orologi come i partiti: solo confusione
Il 14 di maggio 1890 un lettore chiede a cosa servono gli orologi elettrici di questa città. Infatti una parte di essi non è utilizzabile “per essere il vetro che li copre reso opaco dalla solita tintura bianca”. Il giorno dopo la cronaca sposta l’attenzione su un altra tipologia di orologi, quelli personali. Uno d’argento fu rubato al fornaio di vico della Salute, che lo teneva appeso nel suo forno.
Sul giornale si accomunano gli orologi, a causa del loro cattivo funzionamento, ai partiti di Montecitorio, in entrambi regna la confusione. “La confusione dei partiti si è infiltrata anche, indovinate negli orologi elettrici. Infatti, mentre ne vediamo alcuni, progressisti arrabbiati, precorrere i tempi, anzi dirò meglio il tempo, camminando a briglia sciolta, altri retrogradi e reazionari, si ostinano a rimanere indietro d’un buon tratto, altri finalmente da conservatori convinti, non vogliono saperne di mutar l’ora che segnano da parecchie settimane”.
L’orologio di salita S. Matteo
Nel 1894 si scrive dell’inaugurazione avvenuta il 24 marzo di un nuovo orologio, ma questo non regola il tempo. Si tratta del nuovo ristorante in salita S. Matteo, “L’Orologio” nel cui locale si trovava tempo addietro la birreria Wolff. Tutto calmo fino a giugno quando un altro assiduo chiede: “Perché gli orologi elettrici sono regolati 10 minuti in ritardo su quello della stazione?”
Due orologi, quello in via Balbi e l’altro in piazza Banchi sono in riparazione. Si chiede a chi gestiste questo importante incarico, se per caso hanno nelle scorte almeno due orologi per un veloce cambio, in attesa della loro riparazione.
Orologi elettrici e telefoni: un unico destino
Anno 1898. Siamo alle solite, gli orologi elettrici, tutti quanti, hanno cessato di funzionare. Sebbene lasciassero un po’ a desiderare erano un strumento utile. Nello stesso articolo oltre a questo disservizio pubblico si parla di quello dei telefoni. Ci si lamenta anche di loro e si fa un confronto con i servizi pubblici in Germania, dove invece tutto funziona alla perfezione. D’altronde – si dice in chiusura dell’articolo – i telefoni e gli orologi elettrici hanno in comune la stessa Direzione [Società Telefonica Ligure].
Gli orologi della Foce
Arriviamo nel XX secolo e precisamente a fine 1903, quando parlando del vasto quartiere oltre il Bisagno, che si abbella del Corso B. Ayres, Torino, Casaregis ecc., ci si interroga perché questo quartiere sia privo di un orologio a soneria. Sarebbe utile per le povere famiglie, per gli operai che alla mattina presto si recano a lavorare. Il posto suggerito sono le scuole di Corso Torino (si tratta della scuola elementare Cristoforo Colombo, inaugurata nel 1892, ora sede dell’anagrafe), e la sua soneria dovrebbe essere argentina come quella del Carlo Felice, mettendo un po’ d’argento nella fusione.
Nel 1911 si chiede di installare un orologio elettrico anche in piazza del Popolo per gli operai degli stabilimenti del quartiere. Fatto strano in quanto, già dal 1883 e fino al 1888 secondo “il Lunario del Signor Regina” risulta essere presente, nella linea 4, un orologio elettrico in questa piazza. Attualmente c’è ne uno nell’edificio in corso Torino, angolo via Ruspoli, dove un tempo c’era piazza del Popolo. Questo edificio fu la sede dell’Asilo della Foce, inaugurato il 28 novembre 1909, quindi questo orologio elettrico fu posto in seguito a tale data.
Per una palma si fermano i regolatori del tempo
“Ieri mattina [22 agosto 1907] tutti gli orologi elettrici erano fermi”. Ma questa volta fu una causa esterna. Mentre gli operai del Comune stavano caricando una palma, dopo che nella notte l’avevano tolta in fondo alla salita S. Gerolamo, in via Caffaro, questa andò a urtare un filo elettrico dell’orologio, che a sua volta colpì un filo dei trams.
L’orologio che non serve
Così titola una breve “Il Lavoro” del 13 novembre 1909, da quasi una decina di giorni l’orologio della “cappelletta” in piazza Umberto I [piazza Matteotti], di notte è inservibile. La luce elettrica si è spenta e malgrado raccomandazioni e proteste presso qualcuno della Giunta, a tutt’oggi non si è ancora eliminato l’inconveniente.
Poco tempo, ai bagni della Strega, per dover preparare il pranzo
Viene segnalata dai lettori del quotidiano Il Lavoro (10 luglio 1920) la mancanza di un orologio ai bagni popolari della Strega, come quelli della città. Utile, specialmente, per le massaie che prendono il bagno con ansia continua perché non hanno la possibilità di controllare l’ora. Con un orologio messo sulla facciata a mare dei Bagni Popolari, queste povere donne potrebbero preparare il pranzo per la famiglia con più tranquillità. D’altronde in città sono presenti in alcune località degli orologi ove se ne farebbe proprio a meno.
Nel 1933 a Pegli, sulla piazza della stazione ferroviaria c’è ne uno, ma di notte la lampada che lo sovrasta non illumina il suo quadrante. Perché nei campanili delle chiese gli orologi sono illuminati e questo no, così conclude il lettore che si lamenta?
Ora c’è l’orologissimo
Come abbiamo visto i genovesi erano abituati a controllare l’ora alzando la testa verso l’orologio del Carlo Felice. Poi furono costretti a tirar fuori dal taschino il proprio orologio quando quest’ultimo faceva le bizze. Ora leggendo Il Lavoro del 1939 vediamo che non sarà più necessario camminare con l’orologio al polso o con la cipolletta nel taschino. Anche per chi scorderà sul comodino l’omega o l’alfa il tempo andrà avanti lo stesso grazie all’Orologionissimo. Si sta parlando di quello che stanno piazzando nel grattacielo “Invernizzi” di piazza Dante con un quadrante di sei metri di diametro.
Un confronto degli orologi elettrici di allora con la situazione attuale
Nella linea 1 troviamo quello della “Chiesa dell’Annunziata”, con questo probabilmente si intende definire quello presente in uno dei due campanili, e precisamente quello dal lato di via Balbi, orologio che ora non più presente. Notizie dell’orologio della “Porta Lanterna presso l’ufficio del Dazio” non vi è notizia. Quelli di “via Milano al principio della salita all’Ospedale Militare” e “In linea della salita degli Angeli” non esistono più, stranamente non c’è nessun “erede” nelle vicinanze di piazza Dinegro, probabilmente è stato ritenuto sufficiente quello della chiesa di S. Teodoro.
Un orologio particolare, diverso per fattura e dimensioni da quelli installati, è quello di “Piazza Principe, Torre del palazzo Doria”.
L’orologio di “Via Balbi, palazzo dell’Università” si trova all’interno dell’edificio, nel cortile rivolto verso la collina. Non è possibile riscontrare con certezza, se questo in foto sia l’orologio elettrico facente parte di questa linea. Come quello del palazzo Doria ha dimensioni e disegno è diversi da tutti gli altri.
Attualmente ne troviamo uno attiguo a via Balbi, un più avanti dell’Università, nella piazzetta San Carlo.
Linea 2 – Nella foto antica si vede quello della “Loggia di Banchi”, non compare invece, alla sua sinistra, quello definito di “piazza Banchi”, che è ancora presente. In via Garibaldi non c’è più quello nel palazzo delle Torrette di fronte a Palazzo Tursi, ma possiamo ammirare quello nel cortile interno del palazzo del Comune. Invece nella piazzetta della Darsena, di fronte a porta dei Vacca, c’era un orologio elettrico che si può ancora vedere nella stessa collocazione. L’orologio di piazza Cavour è all’inizio dei portici, manca invece quello sulla Porta del molo Vecchio
Linea 3 – Per il famoso orologio di “Piazza De Ferrari, orologio del Teatro Carlo Felice” – chiamato successivamente “Via Carlo Felice, orologio del Teatro” – ho individuato per ora una sola immagine, si tratta di una stampa, tratta dal giornale “Illustrazione Italiana”, che raffigura la fiaccolata fatta a Genova in occasione dei festeggiamenti del 17 luglio 1866 per i Sovrani d’Italia. Ovviamente quello raffigurato è il vecchio orologio che fu sostituito nel 1882 da quello elettrico.
In via Nino Bixio non c’è più, probabilmente era presente salendo da via Corsica, nel primo palazzo a destra. Questo palazzo, come si può vedere confrontando le due foto, non è più presente, essendo stato bombardato nella seconda guerra mondiale.
Anche nella vicina piazza Carignano non c’è nessun orologio, probabilmente scomparso insieme al palazzo che lo ospitava. Dietro alla chiesa dell’Assunta, c’è un orologio nel palazzo tra via Innocenzo IV e via Galeazzo Alessi.
In via S. Bernardo, sull’angolo del vico Vegetti lo possiamo ammirare ancora oggi. In piazza De Ferrari come abbiamo letto, quello del Carlo Felice non è più presente, se non consideriamo quello situato sull’angolo della torre del teatro in Largo delle Fucine.
Possiamo ammirare in piazza De Ferrari invece quello del Palazzo dell’Accademia. Si tratta di un orologio, presente nell’elenco dei Lunari solo dal 1886, attualmente poco visibile, se non si alza un poco lo sguardo. Si trova alla fine dei portici, dalla parte verso via XX Settembre.
Nel Piano di S. Andrea l’orologio è al primo piano della casa tra salita del Prione e via di porta Soprana, più o meno nella stessa posizione di un tempo, anche se qualche cosa è cambiata. Come era questa area un tempo è esemplificata nella immagine sottostante, che ho elaborato da una ricostruzione di Elio Berneri.
“Piazza dell’Ospedale De Ferrari”, così è descritto l’orologio che troviamo in via Alessandro Volta sulla parte centrale della facciata a emiciclo dell’ospedale di S. Andrea. Esattamente nell’attuale entrata del parcheggio, dove troviamo anche la statua della duchessa di Galliera.
Linea 4 – Di quello di Galleria Mazzini non si ha traccia della sua esatta collocazione, per uno stato di vicinanza si po’ individuare come erede, quello attuale in Galleria Cardinale Giuseppe Siri.
Per i due orologi di via XX Settembre, quello di fronte a via Ugo Foscolo e quello in fondo alla via, possiamo ritenere che siano eredi, il primo di quello di “piazza Frugoni” e l’altro di “Porta Pila presso il Dazio”. L’orologio in fondo a via XX Settembre è doppio, si tratta di due orologi uniti così da permettere di controllare l’ora nelle due direzioni.
Quello in “piazza dell’Ospedale di Pammatone” sarà andato distrutto durante l’ultima guerra, però possiamo vederlo in una bella foto tratta dal libro libro “Vecchia Genova” di Valenti Editore. Comunque dal vecchio ospedale di Pammatone è rimasto anche un orologio che è stato inglobato all’interno del tribunale.
Ecco nell’immagine qui di seguito l’orologio di piazza Fontane Morose, tenuto al riparo dalla pioggia da alcuni ombrelli multicolore.
In piazza Manzoni è ancora presente nello stesso edificio di allora, che ora ospita il Municipio.
Linea 5 – In Corso Magenta, ai piedi della salita di S. M. della Sanità è sicuramente nella stessa posizione di un tempo. Invece per quello di Via Palestro non abbiamo un riscontro sulla esatta posizione che aveva agli inizi della sua installazione. Stesso discorso per quelli del “Piano di Castelletto” di “piazza Manin”, e di “via Assarotti”, di quest’ultimo non è neppure presente attualmente nella via nessun orologio elettrico.
Per dovere di cronaca devo dire che tutti gli orologi che ho rintracciato e fotografato erano in perfetto orario. Per quanto riguarda la datazione degli orologi presenti attualmente a Genova si possono individuare certamente quelli di ultima fabbricazione. A tal proposito ho contattato l’azienda produttrice di orologi Trebino di Uscio, che gentilmente mi ha inviato un’immagine che rappresenta la tipologia di orologi più moderni presenti in città, che ricalcano le caratteristiche di quelli precedenti.
Esistono anche alcuni più datati, riconoscibili per l’evidente patina del tempo. Qui sotto il confronto tra quello attuale costruito dalla ditta Trebino e il gemello di costruzione precedente.
Quello che ritengo più antico e da pochi conosciuto, è quello che si trova nel passaggio coperto tra il palazzo dell’Accademia e il civico 41 di via XX Settembre.
Anche un inglese ricorda gli orologi elettrici
Nel libro “Family notes”, tra le tante notizie su Genova, una in particolare, ricordata dall’autore Frederick Yeat Brown, parla di un episodio sugli orologi elettrici. «Una volta un divertente effetto fu prodotto dal calore e dalla scarsa ventilazione. La città era stata indotta a introdurre in molte piazze e vie degli orologi sincronizzati, mossi dall’elettricità, che non erano molto affidabili, sebbene interessavano alla popolazione. Un giorno ci fu una rottura che portò alla scomparsa di questi scientifici orologi! Gli invitati a un matrimonio a palazzo Tursi attendevano nell’entrata, mentre fuori soffiava il scirocco caldo. La folla presente nel Municipio e lo scirocco crearono del vapore, che interferì con i raccordi elettrici; e tutti gli orologi sincronizzati si fermarono in modo sincrono!»
Allora e oggi: cosa è cambiato
Nella seguente tabella sono elencati, suddivisi in cinque linee, gli antichi orologi elettrici installati nel 1882 confrontati con quelli oggi presenti nelle nostre vie e piazze, inoltre vengono analizzate le loro caratteristiche costruttive.
Qui si conclude la prima parte su gli orologi elettrici, per il seguito vi chiedo di lasciarmi un po di tempo…
Lavoro molto accurato ed interessantissimo . I miei complimenti.
Grazie ancora Ornella, spero di trovare altre cose interessanti. Ciao
Rallegramenti e ringraziamenti! Un bellissimo lavoro.
Grazie.