In questi ultimi anni si parla spesso degli adattamenti e delle ristrutturazioni fatte a casali, a ville o a castelli, al fine di permettere in questi luoghi un pernottamento esclusivo, affascinante. Ma quello che ho vissuto venerdì notte non ha eguali. Nella mia notte a Carrara niente fantasmi, nessun scricchiolio di pavimenti al passaggio di sconosciute figure, nessun lamento sinistro, neanche soffi d’aria gelida e neppure porte o finestre che si aprono e si chiudono improvvisamente.
Tutto pensavo, ma non certo di passare una notte in un posto particolare, in una bottega, questo no! Attenti, non si sta parlando della bottega sotto casa, il locale dove troviamo il nostro fornaio, il fruttivendolo o piuttosto il macellaio. No! Parliamo di qualcosa di particolare, qualcosa che viene dal passato. Parliamo di quel luogo, il laboratorio o meglio ancora la “bottega d’arte” dove Michelangelo, Giotto eseguivano le loro opere e qualche volta vi si riposavano.
Ma, mentre il mio desiderio, di ammirare le statue nella penombra della notte prende corpo, e la mano mia sposta la tenda che mi separa da loro, ecco che tutta l’Arte mi appare.
Niente fantasmi in questa bottega, ma qualcosa di bianco c’è: è il marmo di Carrara. C’è anche il bianco delle prove in gesso, in attesa di diventare, allora volta, opere in marmo, ma c’è sopratutto il bianco del nobile marmo; delle statue finite, delle statue abbozzate, di quelle in attesa di essere collocate in una piazza e di quelle che sono ancora lì nella testa dell’artista.

La luce della luna che scende dalla rosta posta sopra il portone ne delinea le forme e io lì solo con le statue: la copia in gesso del Terzo Cristo Giustiniani, le varie statuine frutto di studi anatomici, i nudi femminili, due muscolose gambe maschili, una statua sul banco di lavoro accanto agli attrezzi del mestiere, una ragazza avvolta da un velo e dai suoi pensieri…

Nessun scricchiolio di pavimenti al passaggio di sconosciute figure, qui si può solo immaginare il rumore della musica e dei passi dei ballerini di tango.

Nessun lamento sinistro, qui solo alcuni miagoli che rompono il silenzio della notte, è Marmora la gattina di Saro; anche per lei è la prima notte in bottega.
Neanche soffi d’aria gelida, qui solo l’aria tiepida della notte.
Neppure porte o finestre che si aprono e si chiudono improvvisamente, qui solo la rosta da cui filtrano le prime luci del mattino.

Tutto questo grazie allo scultore Pablo Damian Cristi e alla sua Luisa, che gentilmente mi hanno dato ospitalità, così da poter vivere questa avventura.
Marco…..
conoscendo la bottega studio mi sono immedesimata…notte d’arte e di pensieri
bravo a raccontare le tue emozioni..
Grazie Angela.