Il terzo “mistero” del monumento a Cristoforo Colombo

Questa è una ricostruzione, attraverso i giornali dell’epoca (Corriere Mercantile e Gazzetta di Genova), delle vicende legate all’innalzamento del monumento a Cristoforo Colombo.

Il lavoro di riattamento e livellazione della piazza e la turba de’ nostri monelli

La disposizione delle statue e dei bassorilievi
Fig. 1 – La disposizione delle statue e dei bassorilievi

Collocata l’ultima statua, (La Prudenza di Costoli) ora troviamo che l’attenzione dei giornali è rivolta verso due aspetti attinenti il monumento, il primo riguarda lo stato di piazza Acquaverde (v. fig. 2). Per la Gazzetta di Genova (del 20 settembre 1862) questa è la situazione:

…rimane a compiersi l’opera non tanto malagevole, a cui accennammo recentemente, di ridurre i dintorni e le fabbriche che circondano la gran mole in tale stato che non impediscano o scemino l’effetto artistico del monumento.[…] E questo è il lavoro di riattamento e livellazione della piazza su cui sorge la mole ormai condotta al suo termine. E riuscirebbe, per verità, d’uno sconcio assai deplorabile se, tolto il tavolato che le è di riparo, e scoperta al pubblico in tutta la sua maestà, essa si porgesse allo sguardo sopra un terreno non provveduto di acconcia selciatura e ripianato in modo definitivo. Sembra, generalmente, che quelle opere di livellazione procedano molto a rilento, e che molto scarso sia il numero degli operai che attendono a compiere anche sul principiar di via Balbi, gli incominciati abbassamenti.

Foto n. 2 -
Fig. n. 2 (Collezione privata) – Il monumento è finito, ma non piazza Acquaverde

Per l’altro punto, la conservazione del monumento, si rinnovano

le calde raccomandazioni già reiterate su questo giornale, e su cui insisteremo fino al momento che saranno seguite dal fatto; di procurare, cioè, che appena sia aperto al pubblico l’accesso al Monumento, venga questo con diurna e notturna custodia gelosamente vigilato e preservato da ogni pericolo di detrimento. Si conclude l’articolo con un inciso, purtroppo ancora attuale, alcune parti minute e delicatissime delle figure che lo compongono richiedono questa cautela; e la richiede, lo scriviamo a malincuore, ma è pure una necessità il farlo, l’indole pervicace e ben conosciuta di quella turba de’ nostri monelli che ancora non ha sentito gli effetti della popolare istruzione pur tanto diffusa in questa città.

Il Corriere Mercantile (7 ottobre 1862) non è da meno, anzi punta il dito, ma non solo sui battusi, infatti dice che bisognerà proteggerlo contro i gesti dei monelli devastatori, i quali non tutti vestono la logora e lacera giacchetta del gamin [dal francese: birichino, monello n.d.r. ] popolano. Ricama poi l’articolo spostando la questione sulla politica:

Anche i monelli hanno oggidì le loro idee politiche; a taluno può saltare il ticchio d’una protesta lapidea contro il muso del carceriere di Colombo; e tal altro può spiacere la figura di qualche dottore di Salamanca; ci può essere il piccolo fremente che detesti la simbolica Prudenza, e il bassorilievo regio del ritorno a Barcellona; e infine, siccome è provato che sono adulti da un pezzo parecchi fra i vandalici monelli, chi sa che taluno creda avere motivi particolari di rancore contro lo scopritor dell’America, e se la pigli proprio col protagonista?

a taluno può saltare il ticchio d’una protesta lapidea contro il muso del carceriere di Colombo
Fig. n. 3 “…a taluno può saltare il ticchio d’una protesta lapidea contro il muso del carceriere di Colombo”

La salvaguardia è essenziale, perché, ancor prima che il monumento fosse finito, il giornalista di allora ricorda ai lettori che:

E’ umiliante dover fare queste avvertenze in una così cospiena città, ma se ci provarono per lo addietro i balilla di nuovo conio, che a sassate ruppero e sconciarono gli spigoli delle sagome e dei gradini nel monumento ancora incompleto, sicché la Commissione (troppo incurante di ciò parecchi anni) dovette ripiegare alla meglio nell’atto di collocamento definitivo facendo scalpellare le parti rotte.

Mesi dopo nel Corriere Mercantile (4 novembre 1862) leggiamo che siamo ora lieti di annunziare che il Comando di questo compartimento marittimo offerse di fornire un posto di guardia del corpo fanteria di marina (v. fig. 4). Il locale e la bertesca saranno fornite dal Municipio. 

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Fig n. 4 (coll. di Alberto Di Salle) In primo piano, possiamo supporre che questa garitta possa essere la “bertesca” citata nell’articolo. Cfr anche fig n. 2

Tornando a Colombo, non poteva essere che il vento, che gli fu amico nel gonfiare le vele verso le Nuove Indie, ad realizzare il desiderio della Genova di allora di poter ammirare, anzitempo, la statua del suo eroe. Il desiderio di vedere tolto l’involucro infatti fu appagato, non già dalla Commissione, ma dal vento, che la divisa perfettamente in due, scoprendo ambo le figure e gettandone artisticamente una parte sul braccio sinistro dell’Eroe appoggiato all’ancora, e a seguito di questo aiuto dato dal vento, la popolazione diceva che Colombo non potendo ormai più sopportare quella prigionia a cui la Commissione l’aveva condannato, scosse l’involucro che gli toglieva la vista del mare. (v. fig. 5)

Foto n. 3 ...scosse l’involucro che gli toglieva la vista del mare.
Fig. n. 5 – “…scosse l’involucro che gli toglieva la vista del mare”

Siamo giunti al 29 settembre e i Reali arrivano in visita alla città e il monumento di Colombo si poteva contemplare finalmente spoglio del solito steccato e completo meno le otto fame (fig. 6) del basamento, dipinte provvisoriamente quanto bastasse per accennare che vi saranno collocate in rilievo di marmo. Così scriveva il Corriere Mercantile.

Particolare del bassorilievo delle Fame
Fig. n. 6 – Particolare delle Fame

L’inaugurazione

Andiamo a leggere cosa dicono le iscrizioni alla base del monumento, dove una tempo erano presenti le “Fame”. Sul lato sud – quello principale – l’iscrizione adottata è “A CRISTOFORO COLOMBO / LA PATRIA; su questa dedica il Corriere Mercantile scriveva “Lodiamo il laconismo poiché come abbiamo osservato più sopra lo scopritore d’un Mondo non ha bisogna di lunghe iscrizioni. Tanto nomine nullum par elogium”.

Fig. n. 5 - A Cristoforo Colombo la patria
Fig. n. 7 – A Cristoforo Colombo la Patria

A nord abbiamo “DIVINATO UN MONDO / LO AVVINSE DI PERENNI BENEFIZI / ALL’ANTICO”, a ponente “MCCCLXVI / POSTE LE FONDAMENTA” e infine a levante “MCCCLXII / DEDICATO IL MONUMENTO”.
Ma perché non fu messa una data precisa?

Partiamo da marzo 1862, quando troviamo notizia che la Regia Commissione, d’accordo col Municipio avrebbe deliberato di inaugurare il monumento in occasione della Festa Nazionale dello Statuto. Causa ritardi nella consegna delle opere, si arriva alla seduta comunale del 18 luglio, quando la Commissione incaricata, sceglie la data del 12 di ottobre, con tre giorni dedicati ai festeggiamenti. Fra i presenti, anche il consigliere Giorgio Doria approva, ma vorrebbe essere fatto sicuro che il Prof. Costoli, [autore della statua della “Prudenza” e del bassorilievoColombo che pianta la Croce (v. fig. 8) n.d.r.] il quale non fu troppo sollecito per l’addietro ad eseguire la sua commissione, fosse questa volta almeno esatto nell’adempiere le sue promesse.

Fig. n. 6 - particolare del Bassorilievo del Costoli
Fig. n. 8 – particolare del bassorilievo del Costoli

Ai primi di agosto la Deputazione del Municipio porta a S.M. Vittorio Emanuele II l’invito all’inaugurazione del monumento. L’accettazione del re non è fatta in modo esplicito, perchè la sua presenza è vincolata a “probabili eventualità politiche”. [dal Corriere Mercantile]

Il 20 settembre la Gazzetta di Genova ci informa che sono Rinviate a tempo indefinito le feste per la solenne dedicazione del Monumento a Cristoforo Colombo. Ma due mesi dopo e precisamente il 28 di novembre, possiamo leggere, sempre nello stesso giornale, che la Giunta Municipale, già il 28 di agosto, aveva deliberato di aggiornare indefinitamente – viste le circostanze politiche in cui versava allora l’Italia – le feste per l’inaugurazione del monumento a Colombo, che erano state fissate per il giorno 12 ottobre.

Arriviamo al 13 ottobre quando il Corriere Mercantile ci riporta che ieri DODICI OTTOBRE, ricorreva il giorno anniversario del primo sbarco di Cristoforo Colombo nell’isola di Guasnahani del nuovo mondo da lui scoperto, ed ora perciò scelto dalla Commissione del nuovo Monumento per l’inaugurazione del medesimo con tre giorni di feste, sospese poscia per le note cagioni. La Gazzetta di Genova esce con un articolo, dove magnifica la statua del Varni e null’altro. Insomma una inaugurazione senza feste, ma da come sembra di leggere, anche senza nessuna autorità presente.
Il nove di novembre il Corriere Mercantile ci informa che la Commissione del Monumento Colombo compì la sua annunziata cerimonia, che crediamo avesse per motivo lo scoprimento delle iscrizioni. […] Il Municipio non era rappresentato ufficialmente per divergenze anteriormente insorte tra la Giunta ed il Presidente della Commissione.

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Fig. n. 9 – Resoconto del Consiglio Comunale del 26 novembre 1862

Nei resoconti delle sedute pubbliche del Consiglio Comunale, troviamo che nella seduta del 26 novembre alla fine di un dibattito acceso

Il cons. Olivari è anche egli d’avviso che non sia più il caso di fare la festa dell’inaugurazione altra volta deliberata, posto che una festa di inaugurazione più o meno c’è stata ma vorrebbe che la somma stanziata per questa festa fosse invece erogata nel completamento del Monumento a Colombo, cioè a d[***] nella regolarizzazione e decorazione della piazza a cui questo Monumento è collocato. Il Consiglio considerando che essendo scorsa l’epoca del 12 ottobre, giorno dell’anniversario della scoperta del Nuovo Mondo, in cui secondo le prese deliberazioni doveva inaugurarsi il Monumento e che d’altronde essendo esso già scoperto potrebbe parere inopportuno una festa di inaugurazione, delibera non farsi più luogo alla medesima. Questa proposta viene approvata alla maggioranza di ventun voti contro sei.

Insomma una grande confusione sia amministrativa che giornalistica. A questo punto abbiamo una inaugurazione fatta il 12 ottobre, senza feste e senza sindaco, una consegna del monumento da parte della R. Commissione al Municipio dove erano presenti: un picchetto di guardia nazionale, uno del 2° reggimento fanteria di marina, uno di reali equipaggi, associazioni operai colle rispettive bandiere; inoltre la Commissione del Monumento con il Presidente, il segretario e altri componenti; il Comando della R. Marina, la Camera di Commercio, una deputazione della Guardia Nazionale, alcuni deputati, parecchi consiglieri comunali, l’Associazione dei Capitani marittimi mercantili, una rappresentanza di coloro che contribuirono alla formazione dell’opera (il prof. Canzio e G.B. Cevasco) e cittadini di ogni ceto. Anche in questo caso il Municipio non era rappresentato ufficialmente!

Per adesso possiamo chiudere questa lettura degli avvenimenti legati al monumento, con tre misteri ancora insoluti, o perlomeno che non se ne ancora trovata risposta. Il principale – quello che ha scatenato la curiosità – che fine hanno fatto le “Fame”? Ancor meglio, quando la versione dipinta da Giuseppe Isola è stata sostituita con quella in marmo (opera di Santo Varni) e perché sono state tolte?

Il secondo mistero, che fine ha fatto la croce in mano all’America?

Diversamente dagli altri monumenti, qui non abbiamo una data completa (giorno, mese e anno) per l’inaugurazione, ci sono invece due iscrizioni limitate ai soli anni (MCCCXLVI per le fondamenta e MCCCLXII per la dedicazione del monumento), probabilmente perché una vera inaugurazione non ci fu? Questo è Il terzo mistero.

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