L’imponente Hotel Miramare ci apparve, come girammo l’angolo della stazione

Fig. 1 – L’imponente Hotel Miramare

“Arrivammo a Genova verso le 6 del pomeriggio. L’imponente Hotel Miramare ci apparve come girammo l’angolo della stazione. Su in alto nella collina, si trovava questa massiccia struttura in pietra, un bel hotel e un’opera d’arte. Il desiderio di vedere il suo interno ci aiutò a scalare la ripida collina e quando fummo nella sala di ricevimento in marmo e vedemmo la sua magnificenza, tememmo che ci fosse stato un errore. Non potevamo credere che i Doughboys avessero questo palazzo per il loro alloggio. Le camere erano state spogliate di letti, tappeti e mobili ma c’erano centinaia di materassi e lenzuola. Lenzuoli per il 332°! Era sorprendente!”

Fig. 2 – Una sfilata delle truppe americane (da The Library of Congress)

Il 332° reggimento, l’unica unità americana che COMBATTÉ sul fronte italiano

Queste è un resoconto di vita militare che ho tradotto dal libro di Joseph L. Lettau un sergente maggiore del 332° reggimento di fanteria degli Stati Uniti, che sotto il comando del Colonnello William Wallace, fu l’unica unità americana che combatté sul fronte italiano durante la Grande Guerra.

 “Il secondo giorno a Genova, il 13 febbraio (1919 ndr), come mi sono seduto sul balcone dell’albergo scrivendo una lettera, ho dovuto togliermi la camicia a causa del sole caldo. Guardando attraverso la lettera vedevo il blu Mediterraneo che si distendeva in lontananza, guardando invece verso terra vedevo Genova che si ergeva sulle colline come un anfiteatro e il porto da palcoscenico. […] Nel giardino dell’hotel si vedevano le palme e altri alberi tropicali. […]

Fig. 3 – Il giardino del Hotel Miramare

Le compagnie ogni giorno facevano passeggiate in città fino al Lido dove fu fatta una piccola esercitazione. […] In queste giornate di sole avevano tutto il tempo per visitare la città, “the Superba”, un bel cambiamento rispetto alla nebbiosa e piovosa Treviso. Qui a Genova abbiamo trovato teatri, ottimi ristoranti e cabaret. Era la stagione della lirica, a molti di noi piacevano alcune opere come ”Lucia di Lammermoor” e il ”Trovatore”, così come quelle meno note, come ”The Masked Ball” e ”The Loreley”. I cantanti erano molto bravi.”

“A tutti i Genovesi noi diciamo: Grazie!”

Il 28 febbraio 1919 il reggimento fu ricevuto, nel salone del Consiglio di Palazzo Tursi per la consegna di una medaglia d’oro da parte delle autorità genovesi. Il comandante Wallace ringraziò la città: “Signor Sindaco, nell’accettare la medaglia, che voi mi offrite, […] Al popolo di Genova, poi, che fu tanto cortese ed affettuoso con noi tutti, noi porgiamo come segno della nostra riconoscenza una sola parola, che vorrete gradire perchè espressione spontanea del nostro cuore: a tutti i Genovesi noi diciamo: Grazie!”

Il sergente continua così il suo racconto: “A marzo il tempo era mite e nei sabati pomeriggio si giocava con la palla e c’erano anche gli incontri di pugilato al Lido.” Oltre a quanto scritto da Joseph, un’altra manifestazione interalleata fu organizzata sul campo del “Genoa” in via del Piano come riporta “Il Lavorodel 17 marzo.

Fig. 4 – Il Lavoro del 17 marzo 1919

“La sera del 2 marzo, la nostra banda e circa trecento uomini hanno partecipato a una celebrazione tenutasi all’Opera per accogliere a Genova i battaglioni genovesi (il 157° e 158° rgt n.d.r.) che avevano combattuto coraggiosamente in Francia.”

Fig. 5 – La banda del 332° reggimento americano

Il grazie di Emma la bagnina della Foce

Il 9 marzo a Palazzo S. Giorgio si fecero le “Onoranze a quelli che hanno fatto la guerra” e nel resoconto del “Lavoro” tra i tanti interventi delle autorità, emerge quello di una semplice donna  “A questo punto si avanza verso il palco una popolana: è la bagnina Emma della Foce che presenta due mazzi di fiori ai soldati festeggiati, dicendo con parola commossa che il popolo di Genova non li dimenticherà mai e si ricorderà in eterno di quello che i soldati han fatto per noi.”

Fig. 6 – Il Lavoro del 10 marzo 1919

Sempre il sergente scrive che “Si tennero anche alcune danze nel Palazzo Ducale, una volta la residenza dei Dogi di Genova, la musica è stata fornita da un’ottima orchestra reclutata dai membri della nostra band.”

Fig. 7 – Truppe americane in piazza dell’Annunziata (da The Library of Congress)

A marzo arrivarono altri soldati americani (il 2° battaglione del 332°) provenienti da Cattaro e furono alloggiati a Prato nella Valbisagno.

Fig. 8 – Il Lavoro del 11 marzo 1919

Arriviamo alle ultime battute del racconto: “All’improvviso, il 26 marzo, il quartier generale reggimentale, il primo battaglione, la compagnia, l’ospedale da campo 331 e i reparti sanitari, le compagnie di supporto presero il “Duca D’Aosta”, il “Canopic” lasciò Genova due giorni dopo. Le compagnie che si recavano sul “Duca D’Aosta” marciarono nelle strade di Genova tra grandi applausi. Finalmente arrivarono al molo dove ogni soldato salì a bordo con le mani piene di scatole contenenti sigarette, caramelle e biscotti regalati dalla Croce Rossa, dal Y. M. C. A. (Young Men’s Christian Association n.d.r.) e dai Knights of Colombus.

Fig. 9 – il Lavoro del 28 marzo 1919

I moli erano affollati di genovesi che, grati fino all’ultimo, erano venuti a salutare i loro amici americani. Mentre la nave iniziò a muoversi, si sentirono i fischi delle navi in porto, le persone agitavano le mani e i fazzoletti, i loro occhi erano colmi di lacrime.

Fig. 10 – Le truppe americane tornano a casa

Genova sarà sempre ricordata dal 332° con amore ed ammirazione. I genovesi, più di qualsiasi popolo italiano, si sforzarono di mostrare la loro amicizia. L’Opera, la consegna delle medaglie e delle bandiere, il modo in cui ci trattarono, furono tutti segni di gratitudine di una comunià”

Fig. 11 – Il Lavoro del 28 febbraio 1919
Fig. 12 – Truppe americane in piazza dell’Annunziata (da The Library of Congress)

Bibliografia

Lettau, Joseph L.  (Battalion Sergeant Major, 332nd Infantry) In Italy with the 332nd Infantry, 1921.

<http://www.worldwar1.com/dbc/ghq1arm.htm>; in rete il 5 maggio 2017.

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