“La Villa”, ovvero villa Duchessa di Galliera

Sfogliando i giornali dei secoli passati alcune brevi notizie su villa Duchessa di Galliera, “la Villa” come viene affettuosamente chiamata a Voltri.

Dall’Opera Pia al Comune

A maggio del 1927 il podestà di Genova si recò a visitare la villa duchessa di Galliera di Voltri per stabilire i termine della sua cessione alla città di Genova. Bisognava restaurala a causa delle cattive condizioni, specialmente per le sepolture dei Duchi, e così permettere ai genovesi di ammirare le sue bellezze. Fino ad allora era possibile visitarla solo 4 giorni all’anno.

Infatti nell’ottobre del 1886 Il Caffaro segnalava che la Duchessa aveva disposto, su richiesta della popolazione voltrese, di aprire la sua Villa “le seconde feste di Pasqua e Pentecoste, il giorno 8 settembre in cui si festeggia la Madonna delle Grazie nel santuario soprastante alla Villa e per la quale si avrà accesso al santuario stesso, nonché il 4 novembre, S. Carlo”.

Mesi prima, il 2 e il 3 di giugno, in occasione delle feste a Voltri, la duchessa permise di visitare la Villa e Il Caffaro la descrisse come “molto più estesa di quella Durazzo-Pallavicini, a Pegli. Gareggia con la stessa per meravigliose bellezze naturali ed artistiche; e vanta di più una magnifica strada carrozzabile che dal fondo sale dolcemente serpeggiando sino alla sommità della vasta collina di San Nicolò, ormai ridotta quasi interamente a giardino.”

Anche dopo la morte della duchessa la stampa informava (giugno 1889)“ che la superba villa Brignole Sale a Voltri rimarrà aperta al pubblico nella seconda festa di Pentecoste da un’ora alle 5”. Una Villa che era tenuta molto in considerazione, tanto che anche successivamente nel 1898 Il Cittadino avvisava che si apriva la Villa al pubblico anche il 30 maggio sempre “dalle 13 alle 17 tranne la parte riservata al signor Filippo  De Ferrari”.

La cessione della Villa alla città di Genova fu fatta dopo che Maria Brignole Sale De Ferrari – secondo le sue volontà – come scriveva il Caffaro nel dicembre del 1888 a seguito dell’apertura del testamento di Genova (prima fu aperto quello di Parigi) aveva “lasciato all’Opera Pia Brignole Sale di Voltri la sua magnifica villa di Voltri, cogli stabili annessi alla villa medesima, con una somma di lire 100,000, di cui redditi dovranno servire alla manutenzione dei fabbricati della villa: più i beni da lei posseduti a Novi e presso Portomaurizio.”

Custodi dal 1765

Allora, come riporta Il Lavoro del 1927, a custodire tutto c’era il signor Nicola Patrone. La sua famiglia fin dal 1765 aveva il compito di controllare la villa; come la nobiltà si tramandava i palazzi e gli averi,  i Patrone si passavano l’onere e l’onore di  custodire la villa e il suo parco. Su per salita S. Nicolò, nascosta dietro a un muraglione appariva ai visitatori come uno scrigno pieno di tesori. Si potevano vedere diverse piante come pitosfori, oleandri, gigli, glicini, camelie e le rose rosse, bianche, carnicine e tea coloravano i viali,  un putto di marmo al centro della vasca circondato e quasi sommerso da splendide ninfee.

Insomma proprio un vero “paradiso terreste” come la regina Margherita lo definì.

Sempre pronta a rinascere

Dietro la villa il Parco con 18 chilometri di viali circondati da platani, lecci, pioppi, cipressi, frassini, pini, palme e eucalipti. Un parco che fu disboscato durante la prima guerra mondiale tagliando anche alcuni olmi centenari e in seguito la stessa fine fecero altre piante per le necessità dell’Opera Pia. Nel 2018 è stata la furiosa tempesta che ha colpito Voltri il 29 ottobre ha recidere alcuni cipressi storici. Ma anche questa volta la villa e il suo Parco rinasceranno, grazie anche all’opera dei volontari che si sono prontamente attivati  per permetterne l’apertura al pubblico nella prossima primavera.

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Quello che c’era e quello che non c’è più

In questa villa c’erano mobili, opere d’arte che la rendevano unica. Ecco la descrizione che fece il giornalista 92 anni fa. Nel salone d’ingresso ci sono quadri mobili antichi e marmi preziosi, bicchieri di cristallo di rocca, bottiglie fatte a mano, altri mobili, invece, furono mandati ad adornare i palazzi Rosso e Bianco, altri furono presi dall’ultimo erede dei duchi, altri spariti. La sala da biliardo è adorna di damaschi rossi e poltrone di ogni fattura. poi ci sono tre grossi specchi donati dallo zar di Russia, arrivati, si dice, da Mosca su carri trainati da buoi.

C’è una sala da conversazione e poi la salle à manger ricoperta da conchiglie che la rendono particolare. Sicuramente era tutto un luccichio grazie alle candele del lampadario che la illuminavano e la rendevano misteriosa, misteriosa come la successiva sparizione del lampadario. Alle pareti pitture e marmi opere del voltrese Giuseppe Canepa, e una  piccola grotta e ai lati un cigno e una lupa di marmo che vediamo nella foto pubblicata dal quotidiano Il Lavoro nel maggio del 1927, due splendide statue che sono state spostate successivamente a Palazzo Rosso.

Alle pareti si possono ancora ammirare quattro splendide statue in marmo, raffiguranti dei volatili, ma guardando meglio la foto del 1927 si può notarne una quinta ai piedi della grotta. Dove sarà finita?

Alla sinistra del vestibolo – racchiuso da vetrate – c’erano alcune stanze dell’appartamento riservato alla Duchessa, un salottino con una consolle di marmo giallo, molti quadri (ritratti di Pio VII, del Duca e della Duchessa) foto del figlio Filippo, un autografo di Pio IX che autorizzava a celebrare messa nella cappella della Villa e infine il letto immenso del Duca. Anche una sella, usata da Vittorio Emanuele III quando, ancora bambino, cavalcava un asino nei viali della Villa.

Quanti personaggi, quanti sovrani l’hanno ammirata

In questa  foto recente possiamo vedere una piccola tavola apparecchiata con una riproduzione del vasellame dei duchi. Questa non è molto diversa da quella che fu imbandita in occasione della venuta di importanti ospiti. Ospiti di alto lignaggio, come il 22 ottobre 1874, come scriveva la Gazzetta di Genova: “ieri poi erano alla mensa del duca e della duchessa di Galliera il signor e la signora Thiers (già primo presidente della Terza Repubblica francese n.d.r.) e madamigella Dosne e lady Granville”. Lord Granville (Ministro degli Esteri del Regno Unito n.d.r.) indisposto non poté prendere parte al convitto”. Molti anni prima, milord Bentick di ritorno da Savona si fermò “nella magnifica villa del sig. conte Brignole (Antonio, padre della duchessa di Galliera n.d.r) che ha avuto l’onore di trattare a pranzo milord […]. La popolazione di Voltri aveva eretto un bell’arco di trionfo tutto adorno di fiori pel passaggio del milord”. Così scriveva la la Gazzetta di Genova nel maggio del 1814. Per quanto riguarda il secondo millennio, grazie all’Associazione Amici della Villa Duchessa di Galliera, si è continuata la tradizionale ospitalità, offrendo, durante le giornate di festa, ai graditi ospiti un rinfresco nei giardini.

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