In giro per Genova con un autista di tassì

Siamo a Genova e in piazza Acquaverde, all’uscita dalla stazione, ci sono molte persone. Da pochi minuti infatti è arrivato il treno proveniente da Rapallo e i viaggiatori si affrettano a cercare un  tassì.

«Buongiorno, mi potrebbe portare in piazza Verdi?»

«Certamente, o scia s’accomode, partiamo e in un attimo la porto, con a sò scignöa, in Brigata Liguria.»

In Brigata Liguria? Non preoccupatevi il tassista ha capito bene, li porterà in piazza Verdi.

Piazza Acquaverde, alias In sce l’oca. A destra una vignetta tratta dal quotidiano “Il Lavoro” dove il tassista aiuta una signora a salire sul suo tassi

Adesso conosciamo qualche curiosità sui tassisti e sulle loro corse, coloro che hanno ereditato il mestiere che una volta era del vetturino, del famoso brumista, e del ben noto fiaccheraio! I cavalli invece ci sono sempre, sono lì che scalpitano, però al coperto, dentro al motore!

Siamo negli anni trenta, e questo modo di parlare che abbiamo ascoltato alla stazione di piazza Principe, rientra in un particolare linguaggio usato dai locali tassisti. Ma chi sono questi autisti dei tassì? Sono semplicemente Giacomo, Baciccia, Antonio o Pippo oppure, meno confidenzialmente, il signor Parodi, il signor Canepa o il signor Burlando. Questi sono, un esempio, dei nomi dei tassisti che ogni cliente potrebbe incontrare durante le corse. Ma fra di loro si conoscono come lo Scellerato, il Repiggiö, il Duardo primo re della maniglia e Ma de testa.

Ci sono poi quelli a cui è stato affibbiato un particolare soprannome: per il loro modo di fare o di dire, come Ben educöu – probabilmente per aver frequentato il ginnasio o per provenire da buona famiglia – o come il servizievole o Scia s’accomode. Infine per una particolarità fisica abbiamo: il Rössö, ö Belli capelli, ö Drittò e ö Stortö. 

Ben più pesanti sono altri due soprannomi: come il collega che è tornato dalla guerra e ha ripreso il suo vecchio lavoro, ma con qualche residuato gassistico nei polmoni, il Bronchite; o i due fratelli adorni di più o meno grossi liponi, i Frè Bûgna. Fra i tassisti, come d’altronde fra tutte le professioni, ci sono anche due brutte facce: o Berzebù e o Denti della maschera bianca. Quando, a volte, le soste sono lunghe e i clienti non si vedono, c’è chi ne approfitta per fare un pisolino, lui è un tranquillo autista grassoccio, o Tassö. Per finire abbiamo… due tipi, Donna Sombrero e o Grecia. Ah, mi dimenticavo, poteva mancare, tra questi, un vero autista genovese, avaruccio e sparagnino? Certamente no. É ö Metà speiza.

Non tutti sono padroncini, alcuni sono sotto le dipendenze di alcuni padroni; il Mangia mensili, rispetta il loro regolamento ma è tanto pignolo, tanto da applicare sulla paga del povero tassista infinite trattenute, o piguggiusu, diremo noi genovesi; l’altro è rabbioso, urlone, nevrastenico e violento. Si proprio lui,  il Mangia garsuin.

Piazza Fontane Morose e una vignetta del quotidiano “Il Lavoro”

Saliamo A bordo del tassÌ

Ma adesso ritorniamo alle corse in tassì nelle strade della nostra Genova. Però, prima di salire in vettura, cari lettori, vi si deve una spiegazione, nel rispetto di voi clienti, per il particolare linguaggio dei tassisti.

Ecco cosa scrive il giornalista del quotidiano Il Lavoro nel suo articolo “Piccolo mondo autista”:

Gli autisti formano, perciò un piccolo mondo che ha caratteristiche tutte sue: un mondo chiuso, una corporazione riservata come un clan cinese, una società d’iniziati a linguaggio ermetico.

Bene, adesso sediamoci accanto all’autista e partiamo a bordo di una delle tante auto pubbliche. Pronti? Via, in cerca del primo cliente. Possiamo dire che stamattina è andato tutto liscio, abbiamo fatto proprio un bel giro. Dove siamo andati? Ve lo lascio raccontare da Baciccia, il nostro autista.

«Uscito dalla tenda rossa, sono venuto su per la Baia dö Re sino al Refrescûmme dove ho imbarcato una marsinetta e l’ho portato in in Sciâ maneggia, e là o Ghandi insieme a o Sangue sparso volevano mandarmi sui Carpazi.»

Voi non capite niente di questo… volapuk? Sicuramente. Ecco la traduzione avuta, dopo varie insistenze, d’altronde si tratta di svelare un linguaggio segreto.

Piazza Caricamento, alias Tenda Rossa

«Uscito dall’officina riparazioni in piazza Caricamento, sono venuto su per piazza Umberto sino in Ponticello dove ho imbarcato un avvocato e l’ho portato in piazza del Popolo e là il Ghandi (un collega autista che, per la bellezza, s’assomiglia al noto agitatore indiano) e il Sangue sparso (un altro chauffeur che ha la mania di cantare, quando fa pulizia al tassì, la famosa serenata della Cavalleria mascagnana) volevano mandarmi in via Nizza…»

Avete sentito? È proprio un linguaggio ermetico. Adesso vi svelo la traduzione di altre vie e piazze.

Sapete perché parlando di piazza Acquaverde si definisce In sce l’oca?

Perché il tassista quando si ferma in questa piazza (non tanto tempo a dire la verità, in quanto essendo una stazione, c’è un continuo viavai) raddoppia la posta, come nel gioco dell’oca quando ci si ferma sulla casella del palmipede! Facile?

E poi c’è piazza del Popolo detta In sciâ maneggia per via della maniglia dell’apparato telefonico tassistico. Ma non è finita qui, infatti ecco per voi la lista di altre vie e piazze con il loro nome… segreto.

Le vie e le piazze con il loro nome segreto

Refrescûmme (piazza Ponticello), In sce l’oca (piazza Acquaverde), Carpazi (via Nizza), Tenda Rossa (piazza Caricamento), Baia dö Re (piazza Umberto), In sciâ maneggia (piazza del Popolo). Beh, in effetti queste le abbiamo già conosciute. Per le seguenti lascio a voi la corretta interpretazione o quantomeno qualcosa che potrebbe avvicinarsi.

Una piantina del 1933 con piazza Umberto I, alias Baia dö Re e piazza De Ferrari, alias Cava d’oro

In sci misci (ponte dei Mille), In scio ventisette (piazza Principe), In scio ciavello (Castelletto), Gaiazzo Barbera (via Galeazzo Alessi), Via dei Tranquilli (via Corsica), In sciâ rumenta (piazza Cavour), In scio quadrato (rotonda di via Corsica), Dai pensciunè (corso Torino), Pigio l’urtimo (via Carlo Barabino), Cava d’oro (piazza de Ferrari), Strada di Milionari (via Roma), Ciassa di fastidi (piazza Tommaseo), Ciassa da Tribù (piazza Martinez).

Infine nell’Annuario del 1933, alla voce “Concessionari Autopubbliche della Grande Genova”, ho estrapolato tra i 550 nominativi dei tassisti di allora i possessori delle prime tre licenze:

Licenza n.1 Alessandro Dellepiane, licenza n. 2 Cesare Calore, licenza n. 3 Francesco Sargenti.

A questo punto buon viaggio e un saluto ai tassisti di Genova.

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